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Cagliari, Ranieri professore per un giorno: “Ai giovani dico di essere tenaci”

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Un pomeriggio da professore per Claudio Ranieri, ma anche un’occasione di approfondimento del legame tra sport, salute e università. Si è tenuto nell’aula convegni della Cittadella Universitaria di Monserrato l’evento All Around Soccer, progetto nato in collaborazione tra diversi atenei italiani – tra cui quello cagliaritano – e l’Associazione Italiana Allenatori di Calcio.

Lavori

Salutato da un lungo applauso, Claudio Ranieri ha toccato vari punti nel suo intervento previsto nella seconda parte dei lavori. Un excursus partito però dal rapporto con i giocatori, la base di ogni esperienza. “Un mio pregio è quello di provare a entrare in sintonia con chi si deve “comandare” perché se si riesce a entrare nel suo io e gli fai dare il 110%. Bisogna essere poi sempre sé stessi, perché dall’altra parte i giocatori ti analizzano”. Dalla prima esperienza a Cagliari, passando per la Fiorentina, prima squadra in cui l’allenatore romano ha confessato di aver chiesto per la prima volta un preparatore atletico, fino alle esperienze all’estero. Spagna e Inghilterra, due modi di intendere il calcio differenti, con gli anni in terra britannica utili a capire come la differenza dell’intensità sia parte della mentalità più che nelle gambe degli atleti. Poi i passaggi finali sui giovani e sul Cagliari di oggi. “Cosa serve ai giovani per andare avanti? Dipende tutto dalla voglia che hai di sfondare, di cadere e di rialzarti. Se non sai mandare giù i bocconi amari non arrivi. I ragazzi non si devono arrendere, a loro dico di essere tenaci. Io quando ero giocatore non sapevo fare tre palleggi, ma quando la palla era in mezzo non ce n’era più per nessuno. E quella voglia di allora mi serve pure adesso, perché ho anche perso nella mia carriera. Oggi mi ricarico anche con i giocatori quando vedo che mi seguono. Allora sono portato a dare di più, a provare a non deluderli. Adattare i giocatori? Ho sempre cercato di mettere i più bravi e di adattarmi io alla squadra. So che ho subito delle critiche ad esempio per Azzi. Ma sono sempre stato convinto delle mie idee. Dopo la prima partita, mi ero reso conto che non fosse a livello fisico degli altri, faceva due campi e spariva”.

Altri spazi

Oltre al tecnico romano, per il club hanno partecipato da relatori anche Paolo Cugia, responsabile sanitario del settore giovanile del Cagliari, il responsabile del settore giovanile Bernardo Mereu e il preparatore atletico Mauro Baldus. Con i tre interventi che sono partiti dall’esperienza in casa rossoblù. Discorso denso quello di Mereu, che ha raccontato le differenze nel lavoro e nell’organizzazione del settore giovanile e della prima squadra partendo dalle proprie esperienze da allenatore fino a quelle odierne. Servendosi anche delle differenti situazioni di lavoro a livello tattico in ambo le situazioni, partendo dal presupposto che “a livello giovanile il modello di gioco deve essere ancor di più coerente con gli obiettivi etico-morali”. Ma il Cagliari è stato al centro anche dell’intervento dei dottori Arippa e Pau, promotori dello studio che vede da diverso tempo i giocatori rossoblù protagonisti (qui la news) di studi di biomeccanica dei ricercatori dell’Università di Cagliari Spazio anche al lavoro dello psicologo dello sport, attraverso il discorso del professor Pazzona, con un focus specifico sul rapporto tra stress e recupero dell’atleta.

Matteo Cardia

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