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Cagliari, Deiola al centro: Ranieri per la salvezza si affida al suo gregario

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“Tutti gli allenatori che ho avuto mi hanno lasciato qualcosa, però la cosa che mi ha reso felice è che sono riuscito a giocare con ognuno di loro”. Parole di Alessandro Deiola al’interno dell’intervista a Radio Serie A, parole che mettono a fuoco un dettaglio fondamentale per il centrocampista del Cagliari. Perché nonostante limiti e critiche dell’ambiente – nemo propheta in patria d’altronde – il sangavinese prima o poi si è quasi sempre fatto largo nelle gerarchie dei tecnici passati in Sardegna.

Uomo salvezza

Cuore e quantità a compensare doti tecniche non delle più eccelse. Questa la chiave dell’importanza di Deiola nello scacchiere di Claudio Ranieri oggi e in quelli di chi ha preceduto l’allenatore romano sulla panchina rossoblù. Basta scorrere le statistiche anno dopo anno del centrocampista classe ’95 per averne conferma. Nella partita contro il Napoli Deiola ha raggiunto le novanta presenze in Serie A con la maglia del Cagliari, 155 quelle totali considerando anche Serie B e Coppa Italia. Un dato che spiega solo in parte quanto il sangavinese sia diventato pedina fondamentale stagione dopo stagione. Un giocatore che nel momento del bisogno difficilmente è mancato all’appello, che in ogni crocevia salvezza del Cagliari ha sempre risposto presente. Partendo dal campionato 2017-18, iniziato con Massimo Rastelli alla guida prima che Diego Lopez subentrasse al tecnico campano. In quell’annata Deiola mise a referto soltanto tredici presenze, delle quali quattro da titolare, ma con un peso specifico notevole. Nelle ultime tre decisive sfide per la permanenza in Serie A, infatti, el Jefe rispolverò il centrocampista cresciuto in casa, con risultati che portarono a una salvezza fino a quel momento apparsa utopica: prima la sconfitta contro la Roma in casa, poi la vittoria decisiva di Firenze con Deiola in campo per 85 minuti, infine i tre punti all’ultima giornata contro l’Atalanta con il classe ’95 ancora una volta tra i titolari. Il film dell’esperienza in Sardegna porta poi al 2020-21, quando il nuovo allenatore rossoblù Eusebio Di Francesco lascia partire il centrocampista in direzione Spezia in prestito. A gennaio il ritorno alla base, l’esordio stagionale in rossoblù nel pareggio casalingo contro il Sassuolo e poi solo alcune apparizioni fugaci nonostante l’arrivo in panchina di Leonardo Semplici. Dopo la vittoria scacciacrisi in rimonta contro il Parma, però, ecco che il tecnico ex Spal trova in Deiola l’equilibratore perfetto per il suo centrocampo. Più mediano che regista, viene inserito tra i titolari nella vittoria di Udine firmata da Joao Pedro alla giornata numero trentadue per poi non uscire più dall’undici iniziale, tranne che nello 0-0 casalingo contro la Fiorentina della terzultima giornata. Il Cagliari trova la quadra, con Deiola in campo trova i tre punti contro la Roma, il pareggio a Napoli e la decisiva vittoria di Benevento prima di suggellare la salvezza con il pareggio contro i Viola.

Dai gol fino a Bari

Il finale di stagione che portò alla permanenza in Serie A diventa così la rampa di lancio per il centrocampista rossoblù. Nell’anno successivo è titolare indiscusso sia nelle prime tre gare con Semplici sia quando in Sardegna arriva Walter Mazzarri. E, non a caso, il campionato 2021-22 diventa il migliore dal punto di vista realizzativo per il mediano ventottenne. I quattro gol messi a segno nella sua carriera in maglia Cagliari sono tutti in una stagione che, surrealmente, terminò con la retrocessione in cadetteria. Verdetto che senza le reti di Deiola sarebbe arrivato sicuramente prima della notte di Venezia: inutile quello del momentaneo pareggio a San Siro contro il Milan (gara poi terminata 4-1 per i rossoneri), ma gol da tre punti sia nel 2-1 di Genova contro la Sampdoria sia nella vittoria con lo stesso punteggio a Torino contro i granata. Infine nell’1-0 illusorio contro il Sassuolo in casa che ha rappresentato l’ultima vittoria del campionato rossoblù prima dell’incubo del Penzo. Nemo propheta in patria si è scritto, ma per chi in Sardegna è nato e cresciuto non solo calcisticamente la retrocessione ha rappresentato un peccato da lavare quanto prima. Deiola resta così a bordo anche in Serie B, fatica con Liverani in panchina nonostante la buona esperienza comune a Lecce, poi con l’arrivo di Ranieri resta a lungo fuori per infortunio e fatica a trovare spazio al rientro. Finché il gioco non si fa duro, terreno preferito per il sangavinese. Diventa titolare nella trasferta di Parma – stagione regolare – e da quel momento non esce più dall’undici iniziale. Diventando fondamentale durante i playoff, con la ciliegina sulla torta della vittoria all’ultimo di Bari raccontata così sempre dal centrocampista: “Cercavamo in tutti i modi di portare la palla in area di rigore e lo facevamo con i lanci lunghi. Ne faccio uno sulla testa di Pavoletti che viene respinto dal difensore, Ranieri mi disse ‘no, non farlo’. Nell’azione successiva, poi, allargai per Zappa che poi fece una grande giocata e così è nato il gol di Pavoletti a Bari”.

Calabrone

Un altro segreto della stima dei diversi allenatori verso Deiola è proprio qui, nell’azione che ha portato alla promozione in Serie A. Si dice che il calabrone non possa volare, ma non lo sa e per questo continua a farlo. Il sangavinese è l’esatto opposto dell’insetto che la fisica vorrebbe che restasse a terra, perché nemmeno Deiola, metaforicamente, è in grado di volare calcisticamente, ma al contrario del calabrone ne è consapevole e per questo cerca di dare il suo apporto enfatizzando i propri pregi e non andando a stimolare i propri difetti. Diligenza tattica, indicazioni del tecnico di turno seguite alla lettera, nessuno spazio a una fantasia che non è nelle proprie corde. Lotta tanta, governo poco, un ruolo più da sottosegretario che da ministro insomma. Deiola compila le carte, fatica in silenzio, la scena meglio al prendano altri maggiormente dotati tecnicamente. E se c’è l’occasione per sfruttare i buoni tempi d’inserimento senza palla allora sì, anche la sua firma può apparire sul tabellino dei marcatori. Anche se nel campionato in corso la casella dei gol recita ancora zero, nonostante soprattutto nell’andata alla Unipol Domus contro l’Udinese le quattro chance nitide avute con la specialità della casa – la corsa in verticale a fari spenti per raccogliere il cross di un compagno – sono state buttate così come quei due punti che ora sarebbero ancora più importanti. Anche in questa stagione Deiola ha vissuto alti e bassi, ma ora che davanti ai rossoblù c’è una salita da scalare ecco che Ranieri si affida al suo gregario per eccellenza. Come nel ciclismo, lavoro sporco per lanciare la volata ai compagni più talentuosi. Titolare a Salerno quando sembrava ancora una volta tra i protagonisti della svolta nei risultati, la gara successiva contro il Frosinone lo ha visto in campo soltanto per i primi 45 minuti senza essere parte dell’incredibile rimonta della ripresa. Un po’ all’opposto della famosa battuta di Max Allegri su Benatia e sui cavalli vincenti che vanno mandati al prato per riposare, così Deiola è stato messo da parte da Sir Claudio non dopo diversi successi, ma in seguito a una prestazione negativa. Da novembre fino al 5 febbraio il classe ’95 passa più tempo in panchina che in campo – 45 minuti contro il Napoli, 90 contro l’Empoli, due cameo contro Lecce e Bologna e nove gare senza giocare – finché contro la Lazio eccolo di nuovo davanti alla difesa. Esperienza, solidità, diligenza tattica. Contro i biancocelesti una sconfitta che fa rumore, ma poi il riscatto. A Udine, sì, come ai tempi di Semplici, Deiola dà peso alla mediana liberando Makoumbou da troppi compiti di filtro, contro il Napoli una gara sulla stessa falsariga con un ulteriore scatto in avanti a livello prestazionale. Certo, non ruba l’occhio, tutt’altro, e se c’è da vestire i panni del capro espiatorio quasi non si tira indietro. Ma, come detto dal protagonista, “sono riuscito a giocare con ogni allenatore”. Una sentenza che chiude il cerchio: con gli scontri diretti alle porte e il rush finale da vivere tutto d’un fiato tocca nuovamente ad Alessandro Deiola da San Gavino Monreale, l’antieroe per eccellenza, il calabrone che non vola perché è consapevole di non poterlo fare.

Matteo Zizola

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