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Tommaso Giulini durante la festa promozione alla Unipol Domus | Foto Luigi Canu/Centotrentuno

Cagliari | Giulini non c’è e si vede, il parafulmine Ranieri non basta più

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Feelings are intense, words are trivial, pleasures remain, so does the pain, words are meaningless and forgettable. Enjoy the Silence, hit del 1990 dei Depeche Mode, sembra la colonna sonora che accompagna ormai da più di un anno e mezzo il presidente del Cagliari Tommaso Giulini. Un silenzio cominciato la notte di Venezia dopo il pareggio per 0-0 che sancì la retrocessione dei rossoblù in Serie B, ultima volta che il patron si è presentato davanti ai microfoni. Poi tanta acqua è passata sotto i ponti, la cadetteria, le difficoltà con Fabio Liverani, il ritorno a furor di popolo di Claudio Ranieri, la promozione all’ultimo minuto dell’ultima partita dei playoff, una Serie A ricca di difficoltà e insidie, alti e soprattutto bassi.

In disparte

Chissà se Giulini si sente come il personaggio di Michele nel film Ecce Bombo di Nanni Moretti. Chissà se il presidente del Cagliari è attanagliato come lui dal dubbio, quel “mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente” del protagonista della pellicola di fronte all’invito a una festa. Sembrano lontani, lontanissimi i tempi dei proclami, quelli non solo dei tweet e delle dichiarazioni durante i diversi eventi organizzati dalla società, ma anche di una presenza ai microfoni – soprattutto delle televisioni – e di interviste provando a spiegare quadro presente e programmi futuri. Perché è ormai dal post partita del 22 maggio 2022 che Giulini non “ci mette la faccia”, come si suol dire. Seguendo una linea spesso auspicata, quella del presidente sì presente, ma che lascia gestione sportiva e mediatica ai protagonisti principali. Allenatore e direttore sportivo, all’occorrenza l’amministratore delegato Carlo Catte, insomma la palla passata di fatto a Claudio Ranieri e Nereo Bonato. Nemmeno le presentazioni di nuovi giocatori o dell’allenatore e del ds hanno visto il presidente rossoblù partecipe, nessuna conferenza stampa, in disparte quasi come un osservatore interessato ma non invasivo. Una posizione di  basso profilo mediatico quella scelta da Giulini, che ha delegato l’aspetto tecnico, leggasi il mercato, a chi deve mettere la squadra in campo e a chi, fuori, è abituato alle trattative. Ranieri è diventato così una sorta di manager all’inglese, non solo tecnico ma anche collante tra le componenti, presenza nella buona e nella cattiva sorte. Con l’appoggio di Bonato in più di un’occasione, l’ultima prima della sfida contro la Roma poi persa per 4-0 all’Olimpico. E nonostante la debacle contro i giallorossi, Giulini è rimasto ancora una volta in silenzio.

Passo

Due retrocessioni e due immediate risalite dal 2014 a oggi, un unico campionato di Serie A sopra i 45 punti – i 47 del 2016-17 – e appena sotto la parte sinistra della classifica, una serie di stagioni spesso sul filo del rasoio e tante sconfitte in ogni campionato. Questo il riassunto della gestione Giulini, con il picco della prima parte del 2019-20 risultato poi, alla fine dei conti, un altro torneo da 45 punti totali e una parte finale non senza patemi. Il passato è come una Spada di Damocle che pende sulla testa del presidente rossoblù, la reazione sembra essere stata quella del mettersi di lato e seguire le indicazioni di allenatore e direttore sportivo. Un bilancio in ripresa, ma comunque da tenere sotto controllo, l’indice di liquidità a bloccare eventuali ritocchi a gennaio. Dopo investimenti estivi per i quali sono stati sì aperti i cordoni della borsa, ma al momento senza un riscontro positivo sul campo. Dei giocatori arrivati il vero pallino di Giulini risponde al nome di Matteo Prati, con una trattative che ha avuto tutti i segni della condivisione totale tra patron e Ranieri. Gli altri, comunque accettati con un suo sì definitivo, sono farina del sacco di allenatore, direttore sportivo e scouting. Tutte ipotesi che vengono confermate dalle parole di Ranieri e Bonato, con Sir Claudio che si è spesso detto soddisfatto di quanto fatto considerando gli spazi di manovra limitati e che si è preso la paternità di tutte le scelte in entrata della scorsa estate. E altrettanto ha fatto il direttore sportivo. Ma proprio Prati, la scelta condivisa, rappresenta il classico bicchiere mezzo vuoto e mezzo pieno che riassume il tutto. Giocatore di prospettiva, possibile futura plusvalenza, Ranieri come guida per farlo crescere. Ma anche la giovane età che presenta il conto non appena la classifica inizia a diventare pesante, tanto quanto le responsabilità sulle spalle del ventenne all’esordio in Serie A. A prescindere però da colpe o meriti delle decisioni passate e anche più recenti, il momento delicato è di quelli da se non ora, quando? Il Ranieri parafulmine sembra non bastare più. Motivi che portano alla necessità di mettere in stand-by il silenzio e dare sostegno mediatico al duo alla guida. Senza magari gli eccessi con monologo del collega Aurelio De Laurentiis, ma per dare un quadro della situazione presente e cosa si intenda portare avanti per il futuro. Venezia è ormai passato remoto, resettare e provare a spiegare per ripartire quasi un dovere. In una piazza sempre presente, ma che meriterebbe maggiore chiarezza oltre migliori risultati.

Matteo Zizola

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