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La delusione del Cagliari al termine del match contro la Lazio | Foto Luigi Canu

Cagliari, sono tornati i sussurri: per la salvezza serve un’altra mentalità

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Vorrei vedere una società tutta unita. Basta spifferi da parte di giocatori, staff o dipendenti. Quello che succede al centro sportivo resta al centro sportivo. Vorrei vedere una forte compattezza del club per raggiungere l’obiettivo salvezza”. Questo uno dei temi più ricorrenti nell’intervista, dopo quasi due anni di silenzio, di Tommaso Giulini in sala stampa alla Unipol Domus al termine di Cagliari-Lazio 1-3. Peccato che mentre il patron dei rossoblù lanciava questo diktat a tutti i protagonisti della sua società all’interno dello spogliatoio dello stadio cagliaritano avveniva uno schietto e netto confronto tra Claudio Ranieri e i giocatori. Un dialogo che in meno di 24 ore, tra chiacchiericcio, sussurri e frasi romanzate, è diventato di dominio pubblico.

Momento

Un segnale evidente del momento che sta attraversando il Cagliari. Un qualcosa che nel calcio è sempre successo, sia chiaro. Quello della fuga di notizie all’interno di un club composto dalle figure più variegate non sorprende e non deve farlo. A colpire è però il timing, con la dirigenza a chiedere maggiore riservatezza e maggiore unione verso un unico obiettivo e invece il chiacchiericcio cittadino alimentato quasi subito dopo l’ennesima sconfitta. E che qualcosa sia successo all’interno dello spogliatoio è confermato dal club e dagli stessi protagonisti. Ranieri ha fatto una sorta di provocazione, non delle vere e proprio dimissioni. Il classico stratagemma comunicativo per mettere i suoi ragazzi davanti a una scelta chiara, bianco o nero: “Se il problema sono io, me ne vado via ora”. Dichiarazione forte, respinta dal gruppo e che aiuta il tecnico anche ad avvalorare la sua tesi contro quella di chi pensa che dopo troppi cambi tattici la squadra non lo segua più.

Cambio di mentalità

Pare evidente che al Cagliari per trovare la coesione da salvezza serva un cambio di rotta anche a livello mentale nel più breve tempo possibile. Anche perché quella delle storielle romanzate, del chiacchiericcio e del vero che si fonde con il verosimile e il favoloso sembrava un approccio lontano dalla gestione Ranieri. Anche se dalle parti di Asseminello è sempre stato un modo di fare molto in voga, specie prima del ritorno di sir Claudio. Potrebbe sembrare strano che a fare un discorso del genere sia un giornalista, che potrebbe alimentare giorni e giorni di polemiche e avere indietro molte più visualizzazioni su temi simili. In realtà il messaggio che deve passare è un altro, perché se questo club e questo gruppo di professionisti vogliono davvero la salvezza non basta dichiarare davanti a una tv che si sentono parte di un popolo e che vogliono dare il massimo per mantenere la categoria. Magari servirebbe anche dimostrarlo nei momenti più complessi, quelli in cui è più facile alimentare il chiacchiericcio per togliersi dal banco degli imputati e puntare il dito sempre contro un capro espiatorio diverso. Forse questa, ancora prima che il raggiungimento di una chiara identità di gioco sul campo, sarà la prova di maturità da salvezza per una squadra che di fantasmi simili in passato ne ha già visti e pure troppi.

Roberto Pinna

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