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La Moviola di Lazio-Cagliari | Dionisi e Guida: il chiaro ed evidente errore è del VAR

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Un solo vero episodio, ma dal peso specifico enorme. Novanta minuti, quelli tra Lazio e Cagliari, senza particolari argomenti di discussione sull’operato dell’arbitro Federico Dionisi, tranne che per la situazione che ha portato al rosso mostrato a Makoumbou dopo 27 minuti, frutto del richiamo del VAR Marco Guida dopo che il direttore di gara aveva optato per il semplice giallo. Tra protocollo e regolamento, con perfino Claudio Ranieri – quasi sempre lontano dalle polemiche – a sottolineare nel post partita la decisione del fischietto de L’Aquila e del collega di Torre Annunziata.

La partita
La sfida dell’Olimpico, terminata sul punteggio di 1-0 in favore dei padroni di casa, è tutta racchiusa in quanto accaduto tra il 25′ e il 27′ minuto del primo tempo. Prima soltanto due episodi da segnalare. All’8 la rete del vantaggio biancoceleste siglata da Pedro, con un rapido check tra arbitro e VAR per un presunto fallo di Lazzari ai danni di Hatzidiakos. Nulla da rilevare, non c’è nessuna infrazione del terzino sul difensore greco e nemmeno la posizione irregolare di Pedro al momento del passaggio del compagno. Giusto convalidare il gol e, anche in caso di possibile spinta, altrettanto corretto che Guida non intervenga lasciando la valutazione dell’intensità a Dionisi come da protocollo. Al 12′ sempre Hatzidiakos protagonista quando stende al limite dell’area Isaksen dopo uno stop sbagliato. Giusto il cartellino giallo, l’entrata è imprudente e evita una promettente occasione per la Lazio, sanzione quindi per la cosiddetta SPA. L’occasione che porta all’espulsione di Makoumbou dopo On Field Review merita un capitolo a parte, sono invece soltanto altri due gli episodi da segnalare dopo il rosso al centrocampista del Cagliari. Il primo al 54′ quando Luvumbo meriterebbe il giallo per la mano sul collo di Lazzari in seguito a una protesta – peraltro ingiustificata – per un angolo concesso alla Lazio. È l’angolano, infatti, a toccare per ultimo la sfera. Giallo che arriva al 75′ per Nández che, ancora fuori dal campo e non parte del gioco, esagera nelle proteste con l’assistente per un angolo concesso ai padroni di casa dopo un contrasto tra Dossena e Isaksen.

Episodio chiave
Al 25′ minuto la giocata che segna la gara dell’Olimpico. Pallone in profondità per Guendouzi che viene strattonato da Makoumbou vistosi ormai superato dall’ex Arsenal. Dossena, al centro del campo, ritarda la diagonale ed è a una distanza elevata senza possibilità di intervento. Al contrario Scuffet, in uscita, sembra poter contendere la sfera al centrocampista biancoceleste. Giusta dunque la decisione di Dionisi di estrarre il giallo per SPA, con Makoumbou che ferma una promettente azione d’attacco, e non il rosso per DOGSO, ossia per aver negato una chiara occasione da rete alla Lazio. Tutto corretto, finché il VAR Guida non decide di richiamare il collega alla On Field Review per possibile espulsione di Makoumbou. Due gli elementi da considerare, uno conseguenza dell’altro. Partendo dal primo, la disciplina che regola il DOGSO. Sono infatti quattro gli elementi che determinano la differenza tra azione d’attacco promettente – e dunque ammonizione – e negare una ovvia occasione da rete – e quindi cartellino rosso:

– Possesso del pallone- Distanza dalla porta avversaria- Direzione complessiva dell’azione- Numero dei difendenti in grado di intervenire se non si verificasse il fallo

Perché si verifichi una situazione da DOGSO tutti questi elementi devono essere presenti nell’occasione e non solo parte di essi. Nel caso specifico, due su quattro sono certamente dettagli che giustificano il cartellino rosso – distanza dalla porta e direzione dell’azione – mentre gli altri due sono perlomeno dubbi. Il possesso del pallone non è certamente di Guendouzi, con Scuffet che potrebbe contenderlo, e inoltre il portiere rossoblù sarebbe in grado di intervenire se Makoumbou non facesse fallo. Se dunque da un lato l’eventuale rosso deciso da Dionisi sarebbe stata scelta supportabile – per quanto con alcuni limiti – il giallo appare quella più corretta. Ed è qui che entra in gioco il secondo elemento, quello del chiaro ed evidente errore. Il fischietto abruzzese estrae legittimamente il giallo, mentre il VAR Guida – andando in contrasto con il protocollo – decide di richiamarlo al video. Un errore grave, perché manca proprio la fattispecie della certezza assoluta dell’errore del direttore di gara. Che, infine, non ha la personalità necessaria di restare fermo sulla propria decisione una volta visionate le immagini, messo in pratica alle strette dalla chiamata del collega. Come spesso scritto il VAR non è la moviola in campo e il protocollo è stringente in merito. Se in un’azione esiste anche solo il minimo dubbio – e non la certezza assoluta che ci sia stato un errore – allora l’assistente video non deve assolutamente intervenire, giusto o sbagliato che sia, come accaduto ad esempio in occasione di Genoa-Milan e del presunto fallo di mano di Pulisic. Si può avere una sensazione vicina alla certezza, ma non basta per poter chiamare l’arbitro a visionare le immagini con una OFR. Un errore grave quello del VAR campano che si è di fatto sostituito al collega in campo senza averne diritto. Un errore che pesa non solo dal punto di vista del risultato, ma soprattutto da quello concettuale.

Matteo Zizola

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