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L’Analisi | Cagliari, sconfitta da rosso: errori, volontà ed eccessiva prudenza

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La sconfitta del Cagliari contro la Lazio all’Olimpico di Roma non è stata una sola partita. C’è un prima e un dopo, sia dal punto di vista della prestazione che da quello tattico. A segnare la svolta l’espulsione di Makoumbou, con l’intervento del VAR Guida e la decisione cambiata da parte dell’arbitro Dionisi che hanno trovato le critiche anche di Claudio Ranieri. A prescindere dall’episodio cardine dopo solo 25 minuti di gioco, la gara ha regalato spunti interessanti tra aspetti positivi e scelte rivelatesi non fortunate.

Uno contro uno ed errori

Il tecnico rossoblù ha impostato la sfida contro i biancocelesti di Sarri sulla stessa falsariga di quella contro il Monza di una settimana prima. Ancora difesa a tre – o a cinque che si voglia – centrocampo a quattro con Viola a fare da collante con l’attacco a due punte pesanti. Una decisione, quella di Ranieri, che ha confermato la tendenza a contrastare avversari che utilizzano il tridente aumentando la presenza difensiva e provando a ripartire in verticale per vie centrali per poi dare sfogo anche sugli esterni. L’uno contro uno in fase di non possesso si è rivelato un’arma a doppio taglio, sono bastati due errori di diversa natura a far saltare il banco.

L’occasione che ha portato al vantaggio della Lazio dopo appena sette minuti non è solo il racconto di un errore marchiano del singolo, nel caso specifico il difensore greco Hatzidiakos. È anche, se non soprattutto, la cartina di tornasole di alcune disattenzioni che si ripetono a cadenza settimanale tra i rossoblù. Il 5-2-3 con i padroni di casa in possesso palla e l’uno contro uno a tutto campo è evidente, Viola a fare da schermo su Rovella, Lapadula e Petagna a togliere linee di passaggio ai due centrali di Sarri, Makoumbou su Guendouzi e Prati su Luis Alberto – pur se nell’immagine è Lapadula a scalare sul numero 10 spagnolo – gli esterni sui terzini avversari, i tre difensori sul tridente. Al contrario di quanto visto per quasi tutta la prima mezz’ora, nella situazione del gol di Pedro arriva la scalata tra Azzi e Hatzidiakos, con il primo che lascia scappare Lazzari e il greco che va in chiusura sul pallone verticale verso l’esterno ex Spal.

Una gestione corretta dal punto di vista collettivo, fino a che Hatzdiakos – in pieno controllo sul pallone – non commette un errore di lucidità e perde la sfera lasciando via libera all’avversario. E qui arriva un’altra delle classiche mancanze della retroguardia di Ranieri. Se da un lato aspettarsi la scivolata del difensore ex Az Alkmaar non era automatico, dall’altro visti i precedenti una maggiore attenzione alle marcature preventive sarebbe quasi doveroso. Pedro viene lasciato libero di attaccare lo spazio, Goldaniga si ferma al limite dell’area ben prima dell’errore del compagno, Zappa è troppo distante dall’attaccante spagnolo che può così ritrovarsi libero di colpire a due passi da Scuffet. Resta il grave infortunio tecnico di Hatzidiakos, ma anche la disattenzione collettiva frutto di troppa sicurezza degli altri difensori, soprattutto di Zappa che avrebbe tutto il tempo per stringere verso il centro dell’area.

La scelta di contrastare la Lazio con uno contro uno quasi a tutto campo ha creato i presupposti per l’episodio chiave della sfida. Messo da parte il tema arbitrale, tra l’effettiva trattenuta di Makoumbou su Guendouzi e il richiamo del VAR nonostante non si potesse parlare di chiaro ed evidente errore dell’arbitro nell’ammonire e non espellere il centrocampista del Cagliari, l’analisi deve giocoforza andare sulla giocata scolastica dei biancocelesti letta male dalla difesa rossoblù.

Il triangolo lungo tra Lazzari, Isaksen e Guendouzi sfrutta di fatto lo spazio lasciato libero da Hatzidiakos e la poca aggressività di Azzi in chiusura sulla fascia. Makoumbou si lascia prendere il tempo dall’avversario diretto, aspetto che può succedere, mentre manca la copertura di chi avrebbe dovuto leggere la situazione avendo la visuale per farlo. Nel caso in esame è Dossena a mancare all’appello. Eppure il centrale di Ranieri, per il resto protagonista di un’ottima prova di fronte a Immobile, inizialmente aveva capito l’evoluzione della giocata della Lazio, muovendosi con l’idea di andare a chiudere la diagonale alle spalle di Hatzidiakos – altissimo su Isaksen – e supportare così Makoumbou nella verticale di Guendouzi.

Il problema si crea proprio nel momento in cui arriva la chiusura del triangolo, con il tocco dell’esterno danese sulla corsa del centrocampista ex Arsenal. Dossena, forse nel tentativo di mettere in fuorigioco l’avversario, decide di fermarsi lasciando così campo libero all’inserimento senza palla e creando di fatto tre situazioni che risultano decisive: costringere Makoumbou al fallo, non andare a chiudere la diagonale con Goldaniga che avrebbe scalato su Immobile e, aspetto più importante, restare a distanza troppo ampia dal punto della trattenuta e risultando così non decisivo nella valutazione di Guida e Dionisi sul cambio del cartellino da giallo a rosso – lecito o meno che fosse.

Volontà e cambio tattico

Una volta che arriva l’inferiorità numerica Ranieri decide di cambiare vestito alla propria squadra. Una necessità, pur se dal punto di vista della fase di possesso la prima mezz’ora aveva messo in mostra un Cagliari volitivo nonostante la difesa a tre lasciasse intendere un atteggiamento remissivo.

Se da una parte la retroguardia più folta aveva dato l’idea di una tattica atta più a contenere che a offendere, l’occasione capitata sulla testa di Lapadula quando ancora le squadre erano in parità numerica evidenzia la voglia del Cagliari di provarci. Sì tre difensori, ma anche due esterni che non avevano disdegnato la spinta – si vedano le posizioni di Zappa e Azzi nella situazione indicata – più Viola a fare da collante tra centrocampo e attacco in una zona che ha messo in difficoltà la difesa biancoceleste. E, soprattutto, due punte di ruolo a dividersi l’area in orizzontale, creando un uno contro uno che ha visto Gila e Patric perdere le distanze. Infine il braccetto di destra Goldaniga pronto a supportare l’azione d’attacco, è lui che dalla trequarti di destra d’attacco calcia il pallone che poi il numero nove rossoblù spedirà di testa alla sinistra della porta di Provedel.

Con il Cagliari ridotto in dieci uomini Ranieri ha apportato una modifica tattica netta attraverso due cambi contemporanei, più un terzo tra primo e secondo tempo. Inizialmente un 4-4-1 con Viola a fare da regista esterno largo a destra, mentre Luvumbo a sinistra andava a supportare l’unica punta Petagna. Poi, con l’ingresso di Oristanio, l’utilizzo di due ali offensive per dare manforte al centravanti, in un 4-4-1 che risulta evidente anche in fase di non possesso. L’occasione di Castellanos sventata da Scuffet vede il Cagliari schierato in maniera lineare, nel tentativo di chiudere i tentativi di raddoppio della Lazio e portare la gara in bilico verso i minuti finali. Ranieri ha infine mescolato le carte in prossimità del novantesimo, andando a sfiorare l’impresa con il colpo di testa di Pavoletti e con una difesa a tre atipica – Zappa e Azzi hanno chiuso la gara come braccetti ai lati di Dossena. Resta il rammarico per una partita che avrebbe potuto avere un epilogo diverso, contro una Lazio non nel periodo migliore e con un’inferiorità numerica che ha segnato scelte e possibilità. Ma anche con scelte iniziali rivedibili e un atteggiamento conservatore durato troppo a lungo. Perché se è vero che il Cagliari avrebbe potuto portare a casa un punto con la zuccata del centravanti livornese, è altrettanto vero che aver aspettato il minuto 88 per provare l’arrembaggio è sembrato un eccesso di zelo e di prudenza.

Matteo Zizola

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