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L’Analisi | Difesa a 4 e non solo: Ranieri ritrova il suo Cagliari

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Il ritorno alle origini di Claudio Ranieri ha portato il secondo pareggio consecutivo. Prima contro l’Udinese, poi contro il Napoli, in entrambi i casi dopo che il Cagliari era passato in svantaggio pur se con dinamiche differenti tra gara e gara. Ritorno alle origini perché l’allenatore rossoblù ha abbandonato i cambi tattici di partita in partita, le disposizioni a specchio e il mescolare continuamente le carte. La direzione è diventata netta, quella di un 4-4-2 in diverse forme che ha regalato una svolta a Nández e compagni nell’atteggiamento, nelle prestazioni e soprattutto nella compattezza tattica. Dando rinnovate speranze in una corsa salvezza che, come detto più volte da Sir Claudio, sarà dura e impervia fino all’ultimo secondo dell’ultima giornata.

Le chiavi tattiche

Nández per Zappa e il resto identico alla trasferta in Friuli. Questa la scelta di Ranieri per la sfida casalinga contro il Napoli di Calzona. Un 4-4-1-1 in fase di non possesso che si trasformava in 4-2-3-1 in fase di possesso. Ma, soprattutto, le linee strette, la capacità di capire i momenti della gara e passare dalla pressione alta all’attesa nella propria metà campo a seconda delle diverse situazioni.

Le due chiavi tattiche dello schieramento scelto da Ranieri sono state la presenza di Gaetano alle spalle di Lapadula, come accaduto a Udine dopo la prima mezz’ora con i due avanti in linea, e quella di Nández come esterno basso della difesa a quattro. La prima ha visto il numero 70 rossoblù pedinare il regista avversario, nello specifico Lobotka, mentre la seconda ha trovato nel León l’uomo adatto per seguire uomo su uomo il pericolo tecnico maggiore dei partenopei, ossia Kvaratskhelia. Una scelta che ha pagato viste le difficoltà del Napoli a produrre occasioni nitide e a trovare spazi alle spalle delle linee rossoblù.

L’atteggiamento intelligente del collettivo ha creato così i presupposti per una manovra offensiva più fluida e diretta. Il Cagliari, infatti, è stato capace di attendere l’avversario per poi provare a colpirlo con transizioni positive rapide e con diversi elementi capaci di accompagnare le ripartenze. Una delle occasioni più importanti del primo tempo, con Lapadula vicino al gol del vantaggio, nasce appunto da un recupero palla, dalla visione di gioco di Gaetano – bravo nell’attendere il momento giusto per allargare su Luvumbo – e, soprattutto, dalla predisposizione all’attacco dello spazio.

Quando il pallone viene crossato da Luvumbo verso l’area partenopea a seguire l’azione sono Gaetano, Lapadula, Jankto e perfino Nández che arriva in velocità sul lato opposto, oltre a Deiola pronto ad accompagnare al limite dell’area del Napoli. Una sorta di novità, frutto sia dell’aspetto mentale e di una paura messa da parte grazie alla ripresa di Udine, sia dall’aspetto fisico con soprattutto Jankto e Lapadula apparsi in netta crescita rispetto al recente passato.

Vecchi errori

Fisiologico che nell’arco di novanta minuti una squadra che lotta per non retrocedere possa avere delle amnesie. E così anche contro il Napoli i rossoblù hanno pagato dazio al vero primo errore della loro gara. Dopo aver meritato il vantaggio senza essere riusciti a concretizzare le occasioni, arriva la rete degli avversari. Il tutto nasce da una rimessa laterale di Augello, corta e non lunga come richiesto da Ranieri. Evidenti gli errori prima di Viola – pallone restituito al compagno dopo la rimessa in modo troppo “tenero” – sia di Augello che, nel tentativo di liberarsi della sfera, si incarta lasciando spazio così alla transizione rapida di Raspadori.

C’è però un dettaglio che non si può sottovalutare. Se da una parte sono chiare le mancanze del terzino ex Sampdoria e del numero 10 calabrese, in un primo momento meno chiare le responsabilità di Yerry Mina. Il difensore colombiano, protagonista di una prova positiva contro Osimhen, ha avuto nel gol del vantaggio del Napoli un passaggio a vuoto evidente. Quando Raspadori porta palla sull’esterno destro, infatti, la difesa del Cagliari appare comunque in posizione favorevole. Dossena pronto alla scalata e al taglio in diagonale per togliere spazio all’ex Sassuolo, Nández sul lato opposto altrettanto rapido nel recupero della propria zona. Mina, almeno inizialmente, sembrerebbe in grado di andare uomo su uomo sul numero 9 nigeriano e provare almeno a disturbarne il movimento verso il secondo palo.

Quando Raspadori è quasi arrivato sul fondo Augello è in recupero, Dossena è nella posizione corretta a protezione della zona del primo palo e Mina, pur se leggermente distante da Osimhen, in grado di poter controllare l’attaccante avversario. È a questo punto che il difensore colombiano prende una decisione errata: l’ex Fiorentina decide infatti di andare in copertura sul primo palo, occupando di fatto uno spazio che sarebbe corretto se ci fosse un pericolo ulteriore oltre a quello del numero 9 partenopeo. Il classico movimento a schermare un possibile passaggio verso il dischetto del rigore per un eventuale giocatore un supporto della fase offensiva, ma che, in questo caso, non è presente.

La conclusione è quindi logica. Osimhen si ritrova solo sul palo opposto, Mina altrettanto solo nella copertura di uno spazio libero, Nández impossibilitato a recuperare con una diagonale troppo lunga. Un errore di valutazione che, sommato a quelli iniziali di Augello e Viola, porta alla rete del vantaggio del Napoli, una rete evitabile in quattro differenti momenti chiave: la rimessa dell’ex Samp, il passaggio di ritorno del numero 10, la difficoltà sempre di Augello nel liberare e, infine, la scelta tattica di Mina a centro area.

Non solo il gol, perché poco prima Osimhen avrebbe potuto portare avanti il Napoli su azione da calcio d’angolo. Un classico della retroguardia di Ranieri, schierata a zona viste le mancanze strutturali dei suoi elementi nella marcatura uomo su uomo.

Corner corto, Luvumbo distratto che accorcia in ritardo, il castello difensivo davanti a Scuffet ben piazzato ma poco reattivo. Così il cross di Kvaratskhelia può avere ben quattro destinatari, tutti liberi di saltare attaccando la sfera del georgiano. Raspadori sul palo più lontano, Anguissa più vicino e in mezzo i due elementi più pericolosi nel gioco aereo tra le fila del Napoli: Rrahmani e Osimhen. Fortunato in questo caso il Cagliari, perché il colpo di testa in libertà e da ottima posizione del nigeriano è fiacco e facile preda del portiere rossoblù.

Assalto finale

Un Cagliari dalla mentalità battagliera, ma non solo. Una squadra compatta, attenta, quadrata, aggressiva e capace anche di ripartire con buone trame di gioco. Una sconfitta che stava per maturare in modo assolutamente immeritato, una gara riportata in parità non con il classico assalto finale all’arma bianca, ma con logicità.

Il gol dell’1-1 firmato da Luvumbo è sì frutto di una dormita colossale di Juan Jesus – oltre che dell’egoismo di Politano e Simeone prima a evitare lo 0-2 – ma anche di uno schieramento che non ha cercato il pareggio attraverso la confusione, ma con cervello. Ranieri, che aveva già rimescolato le carte con l’ingresso di Pavoletti, Viola e Zappa, con l’infortunio del centravanti livornese decide di buttare nella mischia anche Oristanio. La scelta ricaduta dunque su un nuovo canovaccio tattico, un 4-2-1-3 che ha messo in difficoltà la difesa del Napoli sull’ultimo pallone della sfida. Sul lancio di Dossena, infatti, Petagna e Luvumbo sono vicini e assieme a Oristanio tengono in apprensione la linea a quattro di Calzona, con Viola a supporto a tenere in allarme Lobotka. La presenza del giovane ex Volendam è la chiave, perché la sua posizione costringe Ostigard a restare largo e dunque non aggiungere centimetri sul pallone alto del centrale rossoblù. La disposizione errata del Napoli – e in particolare del duo Jesus-Olivera – è sicuramente il dettaglio più importante che porta al pareggio, ma la mentalità della squadra di Ranieri assieme allo schieramento tattico non possono essere sottovalutati. Un insegnamento ulteriore dopo quello di Udine, perché se sono tre gli indizi che fanno una prova, nel caso del Cagliari bastano due per arrivare a sentenza definitiva. Difesa a quattro, Nández terzino a tutta fascia, una mediana di qualità (Makoumbou) e quantità (Deiola) e soprattutto il trequartista con una punta e due mezze punte larghe e pronte ad inserirsi centralmente. Un vestito perfetto per la rosa rossoblù, un vestito però possibile ora che la scelta è più ampia e che, soprattutto, Mina ha portato leadership e garra in una difesa altimetri troppo passiva per poter sostenere un atteggiamento più propositivo.

Matteo Zizola

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