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L’Analisi | Errori superati e novità offensive, è tornato il Cagliari di Mazzarri

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La vittoria del Cagliari contro il Sassuolo ha dato una forte sterzata alla lotta salvezza. Al di là del valore per la classifica, i tre punti raccolti dai rossoblù hanno rappresentato anche un deciso passo in avanti rispetto alle ultime uscite. Da prendere con le pinze – gli uomini di Dionisi non sono apparsi nella loro giornata migliore – ma comunque importante per morale e autostima.

Atteggiamento
Quando una partita si sviluppa come accaduto tra Cagliari e Sassuolo resta aperta la classica domanda. Sono stati più i meriti dei rossoblù o più i demeriti del Sassuolo a determinare il risultato? Risposta difficile, ciò che resta è comunque il salto di qualità di Joao Pedro e compagni dal punto di vista mentale e tattico. Fin dai primi minuti il Cagliari ha messo in campo un atteggiamento diverso rispetto alle precedenti cinque sconfitte consecutive.

La prima occasione per i rossoblù arriva con una conclusione di Marin dai 20 metri respinta da Consigli. Keita viene poi anticipato prima di poter ribattere in porta a botta sicura. L’azione però parte da lontano, con Grassi altissimo nel seguire Raspadori fino alla trequarti del Sassuolo e con i classici uno contro uno in pressione. Lo spazio libero in mezzo al campo appare ampio, ma è proprio grazie all’idea di fondo di lasciare campo aperto che si possono creare i presupposti per le transizioni offensive.

Gli uno contro uno infatti non si fermano alla mediana e all’attacco, ma anche il trio difensivo del Cagliari resta alto e segue a uomo i rispettivi avversari. A questo punto, con il recupero palla di Lovato su Scamacca, si inverte completamente la situazione tattica. È ora il Sassuolo a lasciare campo aperto tra le linee ed è grazie allo spazio libero che Marin può ricevere, girarsi e condurre la sfera fino alla conclusione dai 20 metri.

La seconda occasione capitata sulla testa di Joao Pedro mette in mostra un’altra peculiarità dell’atteggiamento del Cagliari fin dalla prima parte di gara. Keita e il capitano rossoblù si scambiano spesso di ruolo e, in questo caso, è il senegalese a uscire dalla linea d’attacco per creare spazio agli inserimenti di Bellanova, Marin, Deiola e Dalbert. Joao Pedro diventa così il terminale offensivo, mentre è da evidenziare il tentativo di chiudere anche con l’esterno opposto grazie al supporto di Dalbert sulla fascia mancina.

Da fascia a fascia
Una novità dello sviluppo della manovra offensiva studiato da Mazzarri arriva con l’occasione capitata a Bellanova, chiuso da Ferrari con un colpo di testa che mette in difficoltà Consigli. Lo studio dell’avversario risulta evidente e dal punto di vista tattico la manovra è forse la migliore di tutta la gara della Unipol Domus per intelligenza e per capacità di esecuzione.

Lovato porta palla nella metà campo del Sassuolo per poi cercare la verticalizzazione per Joao Pedro. Il primo elemento è proprio la posizione del numero 10, questa volta è infatti lui ad andare incontro alla palla con Keita che diventa il centravanti. Il secondo elemento, quello che di fatto determina il tutto, è la densità del Cagliari sulla fascia dove viene giocato il pallone. Il triangolo formato da Carboni, Deiola e Dalbert costringe il Sassuolo a spostare il proprio baricentro completamente sulla fascia destra difensiva. A quel punto, sul lato opposto, Marin e Bellanova sono pronti a sfruttare la preparazione della giocata.

Con la palla ricevuta da Joao Pedro e il Sassuolo che attacca la zona della palla, ecco che lo spazio sulla fascia destra d’attacco diventa l’occasione per andare al due contro uno. Bellanova e Marin possono attaccare in verticale Kyriakopoulos, lasciato solo a guardia della zona mancina anche grazie a Keita che tiene occupato Ferrari e alla superiorità sulla fascia sinistra che preoccupa i neroverdi. Il lancio a tagliare la difesa avversaria da parte di Joao Pedro asseconda il movimento dei due compagni, bravo Ferrari a staccarsi da Keita e andare ad aiutare il compagno greco nella chiusura.

Equilibrio
Un Cagliari che non ha paura di riempire l’area avversaria, ma restando comunque attento a non commettere gli stessi errori visti soprattutto contro la Lazio e l’Udinese. Se tutti i centrocampisti si alzano, allora i braccetti difensivi restano indietro. Al contrario se uno dei due centrali accanto a Lovato sale, allora è Grassi a fare da equilibratore restando in supporto alla retroguardia.

Il gol del vantaggio è una sorta di riassunto dell’atteggiamento tattico rossoblù. L’area è riempita sia dalle due punte che da uno degli interni di centrocampo, quel Deiola che raccoglierà il cross di Marin. L’esterno opposto, Dalbert, va a supporto dell’azione offensiva andando a chiudere sul secondo palo. Marin crea superiorità sulla fascia allargandosi per aiutare Bellanova, mentre Grassi centralmente tiene corti i reparti. Carboni è alto, pronto ad accorciare in caso di respinta e transizione avversaria, mentre Lovato e Altare – fuori immagine – restano in copertura.

Sacrificio e ripartenza
Una delle difficoltà maggiori del Cagliari delle cinque sconfitte consecutive è stata l’incapacità di ripartire una volta recuperata palla. Una squadra vittima della classica coperta corta, incapace di allungarsi quando necessario e troppo concentrata su se stessa.

L’occasione di Traorè, una delle due create dal Sassuolo, può essere un esempio non tanto dell’atteggiamento difensivo, quanto della preparazione all’eventuale transizione offensiva. La squadra è raccolta, i reparti stretti, la difesa a tre supportata da due dei tre centrocampisti più gli esterni. La novità è però che né Joao Pedro né Keita sono chiamati a uno sforzo eccessivo, restano alti e pronti a sfruttare in verticale il possibile recupero del pallone dei compagni.

Ed è infatti ciò che accade quando arriva la doppia occasione per il capitano rossoblù. Deiola vince un contrasto a metà campo e recupera il pallone, Marin lo raccoglie e grazie alla posizione avanzata dei compagni delle due punte può immediatamente verticalizzare con un lancio perfetto nello spazio alle spalle della difesa neroverde. Una soluzione abbastanza nuova per il Cagliari di Mazzarri, abituato a uno sviluppo farraginoso delle transizioni offensive per via della lontananza dalla porta degli attaccanti, troppo spesso chiamati a restare dietro la linea della palla in fase di non possesso.

Nonostante il vantaggio i rossoblù provano più volte a trovare la via del raddoppio. L’atteggiamento resta attivo, volto ad attaccare più che a subire controllando. Ne è un esempio l’occasione di Rog con tiro dalla distanza. Il tutto nasce da un pallone di Bellanova in verticale per Joao Pedro, ma soprattutto dal supporto del centrocampo nell’andare sull’eventuale seconda palla. Rog su tutti, ma anche Marin e Dalbert impostano la loro corsa in verticale verso la porta avversaria, garantendo così una presenza attiva sulla respinta della difesa o sulla sponda di Joao Pedro.

Attenzione
Non tutte le ciambelle riescono con il buco, ma il pomeriggio della Unipol Domus è sembrato di quelli fortunati. Al contrario di quanto avvenuto nella passata stagione, infatti, la distrazione all’ultimo minuto non ha prodotto un pareggio beffa.

La partita perfetta di Lovato rischia di essere macchiata dal tentativo di colpo di testa andato a vuoto sul lancio dalle retrovie. Raspadori, dal canto suo, è bravo a capire la destinazione della sfera e il possibile errore del centrale rossoblù. Altrettanto bravi sono però Altare e Carboni che eseguono perfettamente il triangolo difensivo scivolando alle spalle di Lovato per chiudere la diagonale. A quel punto Raspadori si trova in mezzo ai due difensori e la sua conclusione viene disturbata in maniera decisiva.

Mazzarri ha dunque ritrovato il suo Cagliari nel momento topico e ora potrà guardare alla trasferta di Genova con maggiore serenità. Mancherà Lovato, tornato fondamentale nel comandare la linea difensiva e tenere alta la squadra. Il dubbio sarà dunque trovare il sostituto al centro della retroguardia, con Ceppitelli e Walukiewicz – di norma i più adatti al ruolo di centrali della difesa a tre – lontani dalla migliore condizione e Altare, Carboni e Goldaniga con caratteristiche differenti dal centrale classe 2000 di proprietà dell’Atalanta.

Matteo Zizola

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