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L’Analisi | La prima vera vittoria del Cagliari Mazzarriano

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Dalla tragedia alla commedia, dall’inferno alla rinascita. I due copioni messi in campo dal Cagliari contro la Sampdoria sono lo specchio di una squadra ancora fragile, ma che meritamente è riuscita a trovare se stessa e a portare a casa la prima vittoria in trasferta e la seconda stagionale. Trovare e non ritrovare se stessa, perché quella messa in mostra a Marassi nella ripresa è la vera prima versione – ancora praticamente mai vista – del Cagliari di Mazzarri con più di alcuni sprazzi del calcio del tecnico toscano.

Primo atto
Non devono ingannare le due occasioni tra decimo e ventesimo minuto capitate agli uomini rossoblù. Prima Joao Pedro e poi Marin perdono l’attimo, anche per via dei due recuperi fondamentali di Yoshida. Non devono ingannare perché è la filosofia messa in campo dal Cagliari nei primi 45 minuti a confermare la casualità delle due azioni. Casualità ribaltata in reale controllo della partita nella ripresa, non attraverso transizioni improvvise e dettate da episodi affidati al caso, ma piuttosto grazie a giocate che nascono dalla convinzione nei propri mezzi e da un diverso atteggiamento sia tattico che individuale. La chiave di volta sicuramente risiede anche nell’uscita del difensore giapponese della Sampdoria, fino a quel momento migliore in campo per distacco e fondamentale nel recupero negli spazi.

Bloccati
Tornando all’aspetto tattico del primo tempo, la disposizione media dei giocatori rossoblù è la chiave di lettura delle difficoltà del Cagliari. L’estrema vicinanza del duo Deiola-Marin al centrale di centrocampo Grassi rappresenta il vero problema.

La squadra, infatti, non riesce a ripartire se non lasciando al duo Joao Pedro-Pavoletti il compito di attaccare la difesa avversaria. Soli, troppo lontani dal centro del gioco, senza che né gli esterni né gli interni di centrocampo accompagnino la transizione offensiva. E quando successo, a conferma di tutto ciò, sono arrivate le uniche vere occasioni della prima frazione. Su quella di Joao Pedro è Marin a lanciarsi a supporto, su quella del romeno è proprio il numero 8 a strappare, su quella di Deiola – tiro fiacco nonostante il compagno libero a supporto – sono diversi i rossoblù nella trequarti avversaria. Situazioni estemporanee, rese tali dall’assenza sia di personalità che da un certo atteggiamento sì attendista, ma senza essere compensato da transizioni veloci e di squadra.

Dalle stelle alle stalle
La conferma di un primo tempo ancora figlio delle difficoltà passate arriva sul gol del vantaggio doriano. Non solo, ma a rendere ancora più amara la situazione è che proprio chi si era salvato nella tempesta – Bellanova – diventa improvvisamente il peggiore della truppa a Marassi.

Il gol di Gabbiadini nasce da una punizione battuta dalla sinistra della difesa rossoblù. Dopo l’errore di esecuzione di Candreva, la palla resta in possesso dei blucerchiati ed è Bereszynski a poter comodamente controllare, guardare in area e lasciar partire il cross verso i sedici metri del Cagliari. La difesa non appare ben posizionata, è indicativo soprattutto il gesto di Joao Pedro – evidenziato nel cerchio – che indica a Bellanova – fuori immagine – di seguire Gabbiadini. Altare è infatti impegnato su Yoshida, Lovato funge da vero e proprio battitore libero pronto a chiudere nella zona di competenza, mentre Lykogiannis, Pavoletti, Joao Pedro e Marin controllano i rispettivi avversari al limite dell’area.

Si apprezza ancora meglio l’errore di Bellanova nella seconda immagine presa alle spalle di Cragno. Gabbiadini, infatti, sulla sponda di petto di Yoshida va a inserirsi nello spazio tra i centrali rossoblù, mentre l’esterno destro ex Bordeaux è senza uomo. Il movimento classico che avrebbe dovuto eseguire Bellanova è uno scivolamento all’indietro, una diagonale corta di fatto, a formare un triangolo con i compagni di reparto e chiudere così lo spazio alle spalle di Altare, nel frattempo andato a contrastare il pallone aereo diretto verso Yoshida. Proprio Altare è l’altro responsabile, seppur meno del compagno. L’ottima prestazione dell’ex Olbia è macchiata da questo episodio, il difetto di marcatura sull’avversario è evidente. Può invece poco Matteo Lovato che si trova tra due fuochi, quello di Caputo alla sua sinistra e l’inserimento di Gabbiadini alla sua destra.

Bellanova ha disputato una gara abbastanza sottotono, soprattutto comparata alle precedenti uscite nelle quali era stato uno dei pochi a salvarsi. La Sampdoria infatti prova spesso ad attaccare alle sue spalle, con Candreva abile nel trovare lo spazio tra l’esterno di centrocampo in ritardo e Carboni, attirato a sua volta dai movimenti del duo Caputo-Gabbiadini in zona centrale. Quando il numero 87 arriva in leggero ritardo sul cross tagliato dalla destra, Bellanova è fin da inizio azione in difficoltà nel seguire l’avversario. La curiosità – che conferma i problemi del rossoblù – è che nel proseguimento dell’azione mostrata la palla finisce nella zona destra di difesa del Cagliari, ma Bellanova è impegnato a chiedere il fuorigioco al guardalinee sul lato opposto piuttosto che seguire l’azione e contendere il pallone agli avversari.

Secondo atto
Sotto di un gol all’intervallo, nella ripresa entra in campo un altro Cagliari. Favorito anche dai problemi di Yoshida e dal calo fisico degli avversari – con Ekdal e Thorsby in chiaro debito di ossigeno – l’undici rossoblù esce dal proprio guscio e cambia completamente l’inerzia della partita.

A modificare però la trama della gara di Marassi sono anche alcune scelte tattiche di Mazzarri, insieme a una maggiore consapevolezza dei suoi ragazzi in mezzo al campo. La chiave è infatti nei due interni Deiola e Marin che, al contrario del primo tempo, si staccano da Grassi, giocano più larghi e soprattutto alzano il proprio baricentro andando ad attaccare la profondità spesso e volentieri, così da accompagnare l’azione e dare maggiore supporto alle due punte. Lo stesso avviene con gli esterni, sia Bellanova che Lykogiannis non si preoccupano più esclusivamente di difendere, ma passano all’attacco dei rispettivi avversari.

Mazzarri docet
La mano dell’allenatore rossoblù, forse per la prima volta con una certa continuità, si mostra nella propria essenza in tutto l’arco del secondo tempo. La squadra non alza in maniera particolare il proprio baricentro, mentre è enorme la differenza di supporto di tutti alle transizioni offensive. Le squadre di Mazzarri hanno una caratteristica su tutte: l’attesa nella propria metà campo, senza abbassarsi troppo, per poi attaccare gli spazi alle spalle degli avversari una volta recuperata palla. Per fare ciò sono necessarie compattezza, condizione atletica superiore e costante verticalità con appoggio delle mezzali e degli esterni alle transizioni.

Il gol del pareggio è il primo esempio di un Cagliari completamente diverso rispetto al recente passato. Intanto la posizione in cui Marin recupera palla, appena oltre la metà campo e in un ruolo da giocatore più avanzato (escluso Pavoletti). Il romeno è il simbolo del cambio di rotta nella ripresa, un giocatore trasformato e che tra filtro e costruzione è salito in cattedra a Marassi. Una volta recuperata palla, Marin si lancia all’attacco della difesa doriana, ma soprattutto è nel supporto di quattro compagni – con Deiola che non si limita a tenere la posizione vista la salita dell’interno opposto – la chiave del gol segnato proprio dal centrocampista di San Gavino.

Quando Marin serve Deiola nello spazio sono ben 6 – romeno compreso – i giocatori del Cagliari in transizione offensiva. Perfino Lykogiannis sulla sinistra è pronto ad arrivare a supporto. Difficilmente il greco avrebbe potuto ricevere il pallone, ma il suo movimento senza palla attivo crea ulteriori pensieri agli avversari. Il difetto maggiore dei rossoblù nella prima parte di stagione, infatti, era non tanto il correre meno – anche perché i chilometri percorsi erano spesso superiori rispetto agli avversari – ma il rincorrere più che farsi rincorrere. Contro la Sampdoria l’attacco degli spazi senza palla è stato la chiave della ripresa che ha portato alle tante occasioni in transizione, un aspetto che era mancato fino alla sfida di Marassi.

La conferma arriva anche dal gol siglato da Pavoletti e che ha regalato i tre punti al Cagliari. Bellanova arriva finalmente quasi sul fondo per il cross, a supporto ci sono altri quattro giocatori tra i quali vanno notati soprattutto Grassi – che arriverà al tiro poi deviato su Pavoletti – e Altare. Quest’ultimo è l’emblema dello spirito di Mazzarri. In primis in fase difensiva, sempre pronto con il fiato sul collo dell’avversario diretto fino ad arrivare a centrocampo in marcatura, con falli intelligenti per fermare eventuali combinazioni alle proprie spalle. Poi riuscendo anche a supportare la manovra offensiva, quando dopo aver capito le difficoltà fisiche degli avversari, decide di dare una mano alla spinta fino ad arrivare al limite dell’area della Sampdoria. Il tipico braccetto gasperiniano che Mazzarri non ha mai disdegnato nelle proprie squadre e che, per la prima volta, ha trovato spazio anche nel Cagliari.

In vantaggio il Cagliari dà un altro segnale. Chiudersi sì, ma senza interrompere le transizioni con il maggior supporto possibile. Quando infatti Joao Pedro manca la terza rete tirando su Audero – e ignorando la chiusura del triangolo con Marin – sono ben cinque i rossoblù nella trequarti avversaria, compreso Carboni che arriva in supporto sulla sinistra. Un simbolo della voglia di essere propositivi anche in situazione di vantaggio, piuttosto che chiudersi dalle parti di Cragno rischiando di abbassarsi troppo e subire, come accaduto in passato, la beffa finale.

Non tanto per il risultato – comunque importante – quanto per il modo in cui è arrivato. Gli aspetti positivi sui quali lavorare partono da questo elemento, da una prestazione che ha portato tre punti non casuali ma voluti e che sono passati attraverso la gestione della gara e la voglia di mettere in pratica le richieste del tecnico. Ora però, come detto proprio da Mazzarri, è importante non esaltarsi. Perché il lavoro da fare resta tanto – lo dimostra la prima frazione – e per la salvezza non basta vincere solo contro la Sampdoria.

La Redazione

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