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Lavoro, pazienza, fiducia: per il Cagliari Primavera una stagione in crescendo

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Un rimpianto può risuonare più forte dentro di sé nonostante le soddisfazioni affiorino? Se il mondo funzionasse sulla scala del bianco o del nero si direbbe di sì. La tavolozza però è più grande di quanto a volte possa sembrare. E dei colori ci si può servire per esprimere ogni sentimento, anche quelli più diversi tra loro, che possono in fin dei conti coesistere. Il Cagliari Primavera guidato da Fabio Pisacane ha chiuso la stagione al settimo posto. Un traguardo inatteso per diversi motivi, che ha confermato la bontà del percorso intrapreso. Ma che dall’altra ha fatto nascere un piccolo rimpianto che solo il tempo trasformerà in uno stimolo.

Meta

La sola retrocessione nel campionato di Primavera 1 di questa stagione potrebbe indurre in errore. Potrebbe infatti far pensare che tenere la massima categoria del calcio giovanile italiano fosse cosa semplice. Niente di più sbagliato. Basti guardare all’annata del Lecce campione d’Italia in carica, che prima di una seconda parte positiva aveva navigato nelle acque più torbide assieme a Bologna e Fiorentina, squadra quest’ultima che si è assicurata la Coppa Italia di categoria. Il Cagliari partiva inoltre da un precedente campionato in cui aveva trovato la salvezza nelle battute finali, quando la vittoria con il Frosinone – retrocesso in questa stagione – grazie ai gol di Sulev e Achour aveva dato la matematica certezza della permanenza in Primavera 1. E con una rosa in parte diversa visto il passaggio nel calcio dei grandi di ragazzi come Palomba, Veroli e Cavuoti. Così, come ogni processo in cui le novità non sono assenti, è stato necessario del tempo e l’utilizzo del classico metodo del bastone e della carota per avere i risultati sperati. Risultati trasformatisi in 50 punti in classifica in 34 giornate, a una sola lunghezza dal Milan che affronterà i playoff da sesta classificata.

Presente

“Nel mondo del calcio c’è solo un tempo verbale adatto, ed è il presente”, aveva detto nel ritiro di Isili ai nostri microfoni nel ritiro di Isili il tecnico dei giovani rossoblù Fabio Pisacane. Un concetto che è passato anche in altri termini durante l’annata tra le menti di una squadra che fino all’ultima giornata ha continuato a giocarsi le sue carte. Ma che è stato fondamentale soprattutto nella prima parte di stagione, quando la Primavera isolana ha mostrato i segni di un approccio non semplice – con la gara con l’Atalanta su tutte a dimostrarlo – e poi un andamento fatto di alti e bassi troppo evidenti che hanno portato a una strigliata dello stesso tecnico – vedasi dopo la trasferta di Torino. Le difficoltà hanno finito per rafforzare la convinzione che il lavoro quotidiano fosse l’aspetto principale da curare. La vittoria più grande, probabilmente, per un gruppo giovane (solo due 2004, Carboni e Catena, e un 2003 fuoriquota, Kingstone) e con ampi margini di miglioramento. Così i concetti di gioco hanno così avuto vita più facilità nel farsi spazio tra gambe e teste dei giocatori. Fino a essere espressi con facilità in un’ultima parte di annata in cui un Cagliari che sembrava essere tagliato fuori dalla post-season si è ritrovato a battagliare fino agli ultimi 180′ del campionato. La fase offensiva è stata quella privilegiata, con la ricerca del palleggio e l’ampia libertà lasciata agli esterni come punti nodali, ma nel corso dell’annata i miglioramenti sono arrivati anche nei movimenti e nell’attenzione di una retroguardia che agli inizi subiva qualcosa di troppo durante le sortite offensive avversarie.

Modus operandi

Dal collettivo al singolo. La forza principale del Cagliari Primavera in questa annata è stata comunque il gruppo, la radice rimasta salda al terreno che ha permesso di far prendere coraggio a chi non era partito con il piede giusto e a chi è stato inserito, da Cogoni (la sorpresa più importante dell’annata) a Malfitano, di avere il tempo e la possibilità anche di sbagliare. Arba e Balde i due esempi principali. Partiti senza il favore del pronostico e tra le difficoltà dee prime giornate, il terzino destro e il mediano rossoblù sono diventati fondamentali per gli equilibri della squadra. Nel mezzo c’è stato anche chi come Achour ha imparato come partendo dalle retrovie si possa essere incisivi e chi si è trasformato definitivamente in una sicurezza come Idrissi, a oggi il giocatore che sembra più pronto per un eventuale salto tra i grandi per struttura fisica e gamba. Lo stato del gruppo ha consentito a Pisacane di tenere vivo il filo con le altre squadre giovanili, su tutte una U18 che ha dato la possibilità di attingere a piene mani vista la qualità con Ardau, Trepy e per ultimo Grandu a prendere confidenza con un campionato che dovrà diventare di riferimento nella prossima annata.

Avvenire

Se il presente è il tempo più importante, il futuro però affascina. Arrivare alla prossima annata con un anno di esperienza in più sarà importante per continuare sul tracciato conosciuto sul piano tattico, ma anche su quello della personalità. Le pressioni saranno differenti, con il Cagliari che dovrà provare a gestirle per continuare a divertirsi e provare a centrare i playoff, che dovranno diventare un obiettivo per compiere un altro step di crescita. Non sarà facile, perché il campionato ha visto una competitività al rialzo e perché quello appena concluso era l’ultimo anno di un pezzo cardine della Primavera come Michele Carboni e di un giocatore come Catena, su cui il club dovrà chiarire le proprie intenzioni, anche in base alla politica dei fuoriquota che si preferirà adottare. Il centrocampista, che spesso Pisacane ha fatto avanzare di qualche metro a supporto delle punte, ha un contratto valido fino al 2027. L’anno non è stato semplice dal punto di vista fisico, ma la qualità è indubbia. Catena invece l’estate scorsa aveva firmato sino al 2026, ma durante la stagione qualche sirena era arrivata. Gli stimoli, di certo, però non mancheranno, a partire dal voler trasformare un piccolo rimpianto in qualcosa di positivo. E dimostrare così che il percorso fatto non sia stato frutto della casualità, ma di una progettualità che possa essere determinante per il futuro del Cagliari.

Matteo Cardia

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