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Alessandro Agostini durante i festeggiamenti per la promozione in Primavera 1 | Foto Genoa Fc

Agostini: “Al Genoa hanno creduto in me, Cagliari ai playoff grazie a Ranieri”

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Dal paradiso all’inferno, andata e ritorno. Un anno dopo Alessandro Agostini si è riconquistato sul campo quello che una torrida estate in casa Cagliari gli aveva tolto. La semifinale scudetto con la sua Primavera rossoblù, il gesto d’amore sulla panchina della prima squadra nelle ultime tre giornate di campionato senza riuscire a salvare la formazione ereditata da Mazzarri e poi lo strappo a fine stagione con tanto di addio sbattendo la porta di Asseminello. Con il lavoro, lo spirito di sacrificio e la fame però l’ex terzino è riuscito a tornare protagonista al Genoa, dove ha ereditato la Primavera di Gilardino e l’ha portata al primo tentativo in massima serie. Un anno dopo quello 0-0 di Venezia con il Cagliari abbiamo fatto una chiacchierata con lui.

Mister, subentro a stagione in corso, due sole sconfitte e promozione in Primavera 1. Facciamo il punto su questa positiva annata con il Genoa…

“Ho avuto questa grande opportunità quando Gilardino è stato chiamato dalla prima squadra per inseguire la promozione in Serie A e sono veramente grato al club per avermi dato fiducia in quel momento. Avevo grandissime motivazioni di riniziare dopo Cagliari e tanta voglia, ho trovato da subito un grande ambiente, degli ottimi ragazzi e una squadra molto competitiva. Ci sono comunque stati dei momenti non facili però poi alla fine abbiamo raggiunto l’obiettivo che avevamo prefissato all’inizio”. 

Arrivava da momenti non facili, la voglia di andare oltre ogni ostacolo è stato il messaggio con il quale ha settato i suoi ragazzi per raggiungere la promozione? 

“Ti dico di sì perché nella mia idea di calcio la fame e la voglia di arrivare fanno sempre la differenza. Ragionare solo quando le cose vanno bene ti fa vedere il mondo come se tutto fosse facile, ma nelle situazioni di difficoltà si vedono i veri valori, in quegli istanti devi tirare fuori qualcosa in più da te. E questo vale nel calcio così come nella vita. Ho battuto fin da subito sul gruppo per trovare la giusta mentalità ma ho trovato dei ragazzi che hanno sempre creduto in me e mi hanno sempre seguito. Il nostro segreto è stato proprio quello, siamo sempre stati una squadra compatta e unita. Ci siamo presi quello che volevamo tutti insieme”. 

Prima esperienza da allenatore lontano dalla Sardegna e da Cagliari, come è stato sia lavorativamente che emotivamente questo distacco da “casa”? 

“Distaccarsi dalla Sardegna è stato doloroso, lì c’è ancora la mia famiglia e spesso torno a Cagliari. Però per il lavoro e per certe situazioni è stato scontato decidere di ripartire altrove. Ma per chi fa il professionista nel mondo del calcio è naturale, sarebbe impensabile poter rimanere a vita nello stesso posto. Anche se a volte lo si spera. Io sono arrivato a Genova con lo spirito adatto e ho trovato l’ambiente giusto per me, alla fine sono molto contento della crescita”. 

Oltre alla promozione anche la semifinale di Coppa e la finale persa di Supercoppa Primavera 2. Il momento del settore giovanile rossoblù che ha trovato e quali step di crescita dovrete fare per il prossimo campionato? 

“Non sarò io a scoprire i valori del settore giovanile del Genoa, ci sono diverse figure che da tanti anni hanno reso questa realtà molto competitiva nel panorama italiano. Da sempre qui si fa calcio a grandi livelli e i tantissimi talenti venuti fuori da questo settore giovanile negli anni lo dimostra. Chiaro però che mentalmente ogni anno devi importi nel calcio così come in qualsiasi progetto un nuovo traguardo, un nuovo step di crescita. A tutti i livelli. Poi magari non sempre riesci a ottenere tutto quello che vorresti, questo dipende sempre da quello che riesci a fare e a dare durante una stagione, però non deve mai mancare la voglia e l’ambizione di migliorarsi”. 

Sabato c’è il playoff Cagliari-Venezia, senza tornare sul passato e sulla retrocessione di un anno fa di cui ha ampiamente già parlato, come vede i rossoblù per la sfida? Che impressione le ha fatto Ranieri al suo ritorno in Sardegna? 

“Non so che gara aspettarmi sinceramente, guarderò la partita come faccio sempre. Per quello che ho visto del Cagliari devo fare i complimenti a mister Ranieri che è riuscito ad andare in un ambiente non facile e a mettere a posto le cose. Credo che aver raggiunto i playoff sia tutto merito suo perché è stato davvero molto bravo a gestire lo spogliatoio. Ha saputo toccare le giuste corde, ha cambiato quello che non andava bene e ha saputo far funzionare il gruppo. Questo per un allenatore non è una cosa semplice da fare, tanto di cappello a lui per il lavoro fatto”. 

Restando in tema rossoblù, si aspettava una stagione così dura per la Primavera del Cagliari dopo le semifinali scudetto della scorsa stagione? Che allenatore sarà per lei Pisacane?

“Non saprei sinceramente, ora guardo solo in casa mia. Devo programmare con il mio Genoa, abbiamo fatto la nostra rincorsa per la promozione in Primavera 1 e ci sono state talmente tante cose da guardare e da pensare che non ho avuto modo di farmi un’idea sul Cagliari. Penseranno i loro addetti ai lavori dove eventualmente migliorare. Su Pisacane non lo so e non voglio esprimere giudizi che non mi competono sinceramente”. 

Ha ereditato il lavoro di Gilardino ed entrambi avete centrato la promozione, come è la programmazione in Primavera con la prima squadra quando si cerca di rialzarsi dopo una retrocessione? 

“Il nostro è sempre stato un lavoro coordinato, dopo una stagione dove retrocedi devi portare una ventata nuova di entusiasmo, un po’ di freschezza per ripartire. La società se ha centrato l’immediato ritorno in massima serie sia con la prima squadra che con la Primavera è perché lo ha capito e ha lavorato bene. Ho un ottimo rapporto con Gilardino, ci sentiamo spesso e diversi miei ragazzi sono andati con i grandi e hanno avuto la possibilità di esordire. Giovani che Gilardino conosce bene e poi lui ha la giusta mentalità, quella che piace a me, di rischiare anche con i ragazzi in campo. E non è scontato per un allenatore che deve ottenere dei risultati e puntare alla promozione avere questo atteggiamento, ci vuole grande coraggio. Ora non dovremo abbassare la guardia e continuare a lavorare tutti insieme anche per la prossima stagione”. 

Un’atmosfera di rivalsa importante quella respirata quest’anno a Genova, per lei che ha sempre messo i valori e le parole date davanti all’apparenza qual è l’insegnamento più grande che le lascia questa stagione?

“Per lavorare bene per me bisogna che ci sia sempre un rapporto umano, di correttezza e di rispetto tra i vari attori di un club. Unire questo legame di valori con le qualità di una squadra fa e farà sempre la differenza. Ne sono fermamente convinto e quest’anno al Genoa me lo ha definitivamente confermato”.

Roberto Pinna

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