Nicola Bartolini, l’atleta cagliaritano primo Italiano a vincere un oro mondiale nel corpo libero (il 23 ottobre in Giappone), si è raccontato sulle pagine de La Gazzetta Dello Sport.
Primato
“Come è nato l’oro mondiale? – racconta Bartolini – Ho iniziato da piccolo, arrampicandomi sui mobili di casa. Il passo verso la palestra Amsicora di Cagliari. Nel 2008 mi notò Maurizio Allievi, tecnico di Igor Cassina, e mi porto a Milano. Avevo dodici anni e passavo molto tempo da solo a piangere, fu un incubo. Non ho mollato anche grazie ai grandi sacrifici dei miei genitori”. Il focus sull’esercizio vincente: “Il bronzo di aprile a Basilea negli Europei è stato la base. Con il mio allenatore Paolo Pedrotti e Alberto Busnari ho incrementato di 4 decimi la difficoltà dell’esercizio al tempo stesso abbiamo cercato di renderlo più fluido”.
Rabbia e promessa
La delusione recente più grande è stata la mancata partecipazione ai Giochi Olimpici per un soffio: “Ero arrabbiatissimo. Mi sentivo al massimo della forma e una settimana prima di Tokyo mi hanno tagliato le ali per un gioco sporco nella Coppa di Doha. Ero così deluso che non ho guardato le gare di ginnastica all’Olimpiade. Mi rifarò ai giochi del 2024”. Tifoso sfegatato del Cagliari, di Gigi Riva e dei tatuaggi (ne ha 50) Nicola fa anche una promessa: “Non ho nessun simbolo tatuato sul calcio che è una mia grande passione, se il Cagliari dovesse vincere lo scudetto me lo farei”.
La Redazione