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Cagliari, Nández: “Futuro? Prima la salvezza. Era fatta con l’Inter”

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Lunga intervista di Nahitan Nández all’interno del programma “De Charla” nel canale YouTube “La Cucina de Kesman”. L’uruguaiano del Cagliari ha spaziato su diversi temi, dagli inizi all’arrivo in Sardegna, con un passaggio anche sul prossimo futuro. Di seguito vi riportiamo un estratto.

Il primo passo

“A sedici anni sono andato a Montevideo, mi accompagnò una persona che lavorava per Pablo (Bentancur, il suo agente, ndr), provai con il Peñarol e restai. Io, figlio unico, l’inizio è stato un po’ difficile, lasciare la famiglia…mi ricordo che piangevo ogni notte, volevo tornare a casa ed ero a due ore di auto di distanza…era comunque un cambio abbastanza grande per me. Il Peñarol è il club che ho sempre tifato, ho vissuto tante cose belle, sono stato il loro capitano più giovane della storia, vincere il campionato…”

Legame Boca

“Il passaggio al Boca nel 2017? All’inizio andarmene dal Peñarol non è stato semplice, ero in un momento molto buono, stavo iniziando a godere a pieno tutto quel mondo. Poi è arrivata la possibilità di andare al Boca Juniors, avevo comunque dubbi perché era un altro cambio per me, ma mi presi la responsabilità di accettare ed è stato un altro passaggio bello. È difficile descrivere a parole quello che è il mondo Boca, è una cosa speciale. Lo dico sempre, sono nato tifoso del Peñarol e ho avuto la fortuna di diventare anche tifoso del Boca Juniors. Abbiamo vinto il Campionato Argentino e la Supercoppa, poi dopo abbiamo perso la finale della Copa Libertadores. Vincere è stato bello, ovviamente la Libertadores è stata un duro colpo perché avevamo fatto un bel percorso. Fa male perdere una finale a prescindere dal fatto che fosse contro il rivale di sempre (il River Plate, ndr), poi si sa come funziona con il folklore del calcio, il clasico, queste cose, ma una finale resta una finale comunque. Mi piacerebbe prima o poi tornare al Boca così come al Peñarol e mi piacerebbe farlo ancora da giocatore vero”.

Rossoblù

“L’arrivo al Cagliari? Un altro cambio abbastanza importante, linguistico, di stile di vita, anche nella passione visto che qui è vissuta in maniera differente. Io ero abituato al Boca che quando pareggiavi o perdevi una partita la settimana diventava complicata, mentre qui al mio debutto abbiamo perso in casa e mi ricordo che ero preoccupato, ma uscendo dallo stadio trovai qualcosa che non mi immaginavo: la gente che chiedeva foto e salutava. Qui è più uno spettacolo, un modo diverso di vivere il calcio. Ovviamente anche a Cagliari tutti vogliono vincere, però resta un’altra cosa. È sicuramente diverso giocare con il Peñarol e il Boca e poi con il Cagliari, sono differenti le aspettative o meglio gli obiettivi. È un club che rappresenta un’isola, un popolo, la gente è molto vicina, però la verità è che il Cagliari è stato sempre costruito per mantenere la categoria. Il Cagliari ha una bella storia con gli uruguaiani, tutti quelli che sono passati di qua sono innamorati di quello che è la città”. 

Celeste

“La mia posizione? La verità, non lo so nemmeno io (ride, ndr). Ho avuto l’opportunità di giocare in vari ruoli, centrale, laterale…la Copa America conTabarez l’ho giocata sulla fascia, avevo già giocato terzino con il Boca e il Peñarol, ma in quel momento il Maestro ha deciso di mettermi lì stabilmente e ho avuto la fortuna di disputare anche un buon torneo. Cosa è stato per me Tabarez? La parola maestro dice tutto, non è solo un modo di dire, lo è stato e lo è visto che ancora oggi ci sentiamo e gli mando messaggi. Una persona molto importante, ancora oltre quello che è il calcio. Si interessava alla tua vita fuori, come stavi, come ti sentivi, se la tua famiglia stava bene, un signore insomma. Il suo esonero? Per noi sono stati tanti anni assieme a lui, quando se ne va una persona con cui si è creato un rapporto di affetto, una relazione, ovviamente è stato un momento triste sia per noi che per la nazionale. L’esclusione al Mondiale del 2022 è stata una situazione difficile, una delle più difficili della mia carriera fino ad oggi. Ho dovuto accettare la decisione, essere consapevole che era la realtà e l’importante era andare avanti. Bielsa? Un’altra persona importante, il primo anno al Cagliari c’è stata la possibilità di andare in Inghilterra a giocare nella sua squadra (il Leeds, ndr), poi per le coincidenze della vita ci siamo comunque incontrati in nazionale”. 

Mercato

“A quali squadre sono stato vicino? In questi cinque anni sono passato per tutti i club…si parla sempre di mercato, la più vicina è stata l’Inter, tre anni fa era tutto fatto poi il presidente non ha trovato l’accordo e sono rimasto a Cagliari. L’Arabia? Ti dico la verità, non so se Gallardo (allenatore dell’Al Ittihad ex River Plate, appena esonerato) mi voglia, non ho avuto tanta possibilità di parlare con il mio agente Pablo Bentancur, ora sono concentrato al massimo sul finale del campionato con il Cagliari che è intenso. Poi, ovviamente, per la preparazione della Copa America”.

Matteo Zizola

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