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Stefano Gentile durante Pistoia-Dinamo Sassari | Foto Luigi Canu

Dinamo Sassari, Gentile: “Serve compattarci, fondamentale mantenere la categoria”

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In occasione dell’ultima puntata di Trick’N’Roll, la rubrica di approfondimento dedicata al basket sardo, il capitano della Dinamo Sassari Stefano Gentile è intervenuto come nostro ospite per parlare del momento che si sta vivendo in quel del PalaSerradimigni. Di seguito le parole del numero 22 biancoblù.

Sul momento post pausa
“Abbiamo ricominciato bene in vista di questo finale di stagione infuocato, speriamo e cercheremo di arrivarci nella migliore condizione fisica e tecnica. Questa pausa è più utile sotto l’aspetto mentale, anche perché fisicamente siamo abituati a recuperare velocemente le energie. Con uno stop lungo si riesce a staccare meglio la spina. Spero che questa pausa ci permetta di riaccendere il fuoco per riprendere nel migliore dei modi”.

Sulle difficoltà stagionali
“La pallacanestro è semplice, quando non si riesce a fare canestro si fatica a vincere. Questa è una delle difficoltà per cui non abbiamo trovato la quadratura del cerchio. Abbiamo avuto alti e bassi in stagione, ora il nostro obiettivo è quella di compattarci il più possibile per concludere il campionato nel migliore dei modi. Dobbiamo ragionare partita dopo partita con l’obiettivo di allontanarci il più possibile dal fondo della classifica, è bello e fa piacere guardare in alto ma è più importante conservare la categoria”.

Sul prossimo step da fare
“Dobbiamo puntare molto sulla condizione fisica, questo ci permette di essere aggressivi e costanti. Per competere con squadre che hanno fatto meglio di noi e che sono più in fiducia è fondamentale compiere questo step. Stiamo lavorando e faticando tanto con lo staff atletico, le mie gambe lo possono testimoniare (ride ndr).”

Sul campionato
“L’asticella del campionato si è alzata, le squadre di medio livello sono molto più attrezzate. Il rendimento generale della stagione è più legato a degli episodi. Per una squadra nuova come la nostra, che ogni anno cambia, è stato deficitario non riuscire a trovare quella botta di fiducia che ci avrebbe permesso di fare un filotto di successi come capitato negli altri anni. Ci sono squadre partite benissimo come Napoli, che nonostante il momento di flessione avuto ha conservato quella fiducia che gli permesso di competere con avversarie di alto livello e vincere la Coppa Italia. Queste sono annate che capitano purtroppo”.

Sul gruppo
“Siamo stati sfortunati all’inizio per colpa dei tanti infortuni che hanno prevaricato la nostra preparazione. Ci sono stati tanti fattori che hanno portato dell’incertezza. Quando le squadre sono nuove e con tanti giovani, è difficile creare la giusta amalgama. Questo è un aspetto che ha caratterizzato la parte iniziale della nostra stagione. Ora dobbiamo solo focalizzarci sui risultati”.

Sull’addio di Bucchi
“L’addio di Bucchi ci è dispiaciuto tanto, dal punto di vista personale per me è una sconfitta. Da capitano non vuoi mai che capitino cose del genere, quando si copre una carica simile si ha la responsabilità di trascinare la squadra assecondando le richieste dell’allenatore. In questo non sono riuscito, mi servirà di lezione per migliorare”

Sull’arrivo di Markovic
“Ho trovato una persona comprensiva che capisce le necessità dei giocatori, coach Markovic mi ha raccontato che giocò contro mio padre. Il suo è uno stile di lavoro familiare. Porta delle idee che sono nuove per il nostro campionato, fa un basket più europeo. Dovremo essere bravi noi nell’inglobare tutte queste novità e metterle in pratica. Si può avere l’allenatore migliore del mondo ma a scendere in campo sono i giocatori”.

Sul futuro
“L’allenatore è un lavoro che reputo estremamente difficile, questo è il mio ventesimo anno di professionismo. Sono un po’ pieno di questo drenaggio emotivo, mi piacerebbe lavorare nel settore ma trasmettendo ciò che ho imparato alle nuove generazioni e non ai professionisti. Da allenatore dover gestire dodici giocatori, i tifosi, lo staff e la stampa, non credo faccia per me. Mi bastano le pressioni da giocatore”.

Sugli impegni di marzo
“Il calendario non è sicuramente favorevole, però prima o poi bisogna giocare contro tutte. Le prossime cinque sfide sono una più difficile dell’altra. Saranno gare toste ma allo stesso tempo dovremo essere sicuri di quello che facciamo. Caricarci troppo di aspettative e responsabilità ci toglie qualcosa. Dobbiamo avere la sfacciataggine di mettere in campo ciò che sappiamo fare. Portare a casa due o tre di queste cinque partite potrebbe essere una svolta. Però ragioniamo step by step”.

Sulla differenza di prestazione tra la vittoria contro Milano e la pesante sconfitta contro Brescia
“Non siamo gli unici ad aver perso in maniera così netta contro Brescia, loro hanno tanta fisicità. Se non si riesce a tenere a bada questo aspetto ti rullano. Noi al Pala Leonessa abbiamo fatto del nostro meglio, non c’era un problema fisico e mentale. Oggettivamente eravamo un po’ stanchi per i tanti incontri giocati in quel periodo, ma Brescia è temibile. La vittoria contro Milano in casa ci ha mostrato che in certe situazioni possiamo competere, senza pressioni e giocando in maniera leggera”.

Sull’aspetto psicologico
“Quando una squadra gioca tranquilla vuol dire che è sicura dei propri mezzi. Nelle ultime stagioni, quando le cose andavano bene, avevo la sensazione che avremmo vinto. Non solo nelle partite scontate, ma anche in quelle difficili e fuori casa. Quest’anno è diverso. Abbiamo qualche patema d’animo in più, dovuto alle problematiche di inizio stagione. La pausa spero che ci faccia cancellare questo trascorso e ripartire con l’entusiasmo di chi vuole e può competere”.

Sui problemi nel ruolo di ala grande
“L’ala grande è un ruolo importante, ma come tutti in campo. I compiti nel basket sono molto cambiati rispetto al passato. All’interno di una squadra, quando qualcuno non sta rendendo, la responsabilità è sia dell’individuo che della squadra. Non è un problema solo del singolo, ma di amalgama e di sistema. Ognuno di noi si sta impegnando al massimo. Le difficoltà che stiamo avendo sono oggettive, ma non dipendono né dall’impegno e né dalla voglia”. 

Sull’assenza di Bendzius
“Sicuramente con Bendzius, in termini di sicurezza, sarebbe stato diverso. Lui è sempre stato un gran punto di riferimento in campo. È un giocatore che fa sempre la cosa giusta e questo ti dà tanta tranquillità. Con lui avremmo già avuto un’identità maggiore a questo punto del campionato”

Sui gli obiettivi personali di Gentile
“Credo che l’inizio della stagione è stato un po’ carico per chi è sopravvissuto agli infortuni. Io mi sono messo subito a disposizione della squadra per capire cosa servisse, se fare punti o far mettere in ritmo gli altri. Ho messo la squadra davanti rispetto agli obiettivi individuali. L’importante è vincere e competere per qualcosa di importante. Poco mi importano le statistiche personali”.

Sulla trattativa tra la Dinamo e il fratello Alessandro Gentile
“C’era stato qualcosa al secondo anno di coach Pozzecco dopo la finale Scudetto. Poi però non mi ricordo che successe, se mio fratello cambiò agente o qualche altra motivazione. E, purtroppo, non si fece più nulla”.

La Redazione

 
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