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Pepe Herrera con la maglia rossoblù

Herrera: “Cagliari, con l’Atalanta zero errori. Nández? Spero resti”

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Il viaggio continua, con altre storie e un altra tappa tutta da esplorare. In vista del match dell’Unipol Domus tra Cagliari e Atalanta, valido per il trentunesimo turno della Serie A 2023-2024, ritorna la nostra rubrica Quel Giorno io C’ero, lo spazio dedicato ai giocatori che si sono particolarmente distinti nel corso del tempo in rossoblù e che rimangono tutt’oggi nel cuore dei tifosi di fede cagliaritana, senza però perdere di vista l’attualità calcistica. Ai nostri microfoni questa settimana Pepe Herrera, che ha vestito sia la maglia del Cagliari (dal 1990 al 1995) sia quella orobica dell’Atalanta (dal 1995 al 1997). Con l’ex centrocampista dei sardi, classe 1965, oggi procuratore, abbiamo ripercorso la splendida cavalcata salvezza dei rossoblù nella stagione 1990-91 (su tutti il 2-2 contro la Sampdoria) e l’attuale situazione del Cagliari di Claudio Ranieri – suo allenatore in Sardegna per una stagione – nel finale del campionato di Serie A.

Pepe Herrera, il 7 aprile sarà il giorno di Cagliari-Atalanta. Tornando, però, indietro di 33 anni, fu anche il giorno del 2-2 nella stagione 1990-91 contro la Sampdoria, che poi vinse lo Scudetto. Dopo la gara, Ranieri disse che la vostra era una squadra che non ha mai mollato anche nei momenti più bui. Che ricordi ha di quella sfida e di quella cavalcata salvezza?

“Mi ricordo abbastanza bene. Era stata una gara molto dura. Abbiamo giocato sul campo della Sampdoria che era uno squadrone e che poi sarebbe diventata campione d’Italia. In quell’occasione avevamo fatto una partita bellissima. Quello che il mister disse dopo la partita era vero. Eravamo una squadra che non mollava mai e che voleva la salvezza a tutti i costi. Alla fine ci siamo riusciti e penso meritatamente”.

Il Cagliari ha preso un punto contro il Verona alla Domus in una gara sporca e particolarmente maschia. A suo avviso i rossoblù potevano fare qualcosa di più oppure è stato un bene aver mosso, seppur in parte, la classifica?

“Credo che in questi momenti sia un bene muovere la classifica anche se di un punto. La partita contro il Verona penso sia stata dai due volti. Nel primo tempo il Cagliari ha giocato una brutta partita, non riuscendo ad imporre il proprio gioco. Nel secondo tempo, invece, penso si sia visto un buon Cagliari, che ha giocato bene e che forse alla fine avrebbe meritato qualcosa in più”.

In Italia lei ha vestito anche la maglia dell’Atalanta, dove ha giocato per due stagioni prima del ritorno in Uruguay. Com’è stato vivere quella breve esperienza dopo quella di Cagliari e qual è il suo pensiero ad oggi sulla squadra di Gasperini, prossimo avversario dei rossoblù?

“Ho vissuto lì per più di un anno e mezzo. Mi sono trovato molto bene a Bergamo, la gente mi ha accolto in un modo incredibile, la società si era comportata bene con me e sapevano che io ero molto affezionato al Cagliari, con cui mi sono trovato davvero bene. Con l’Atalanta abbiamo fatto due campionati bellissimi e, se mia figlia non si fosse ammalata in quel periodo, sicuramente avrei finito la mia carriera da calciatore all’Atalanta perché si era parlato di prolungare il contratto. Alla fine, però, scelsi di andare via per motivi familiari. L’Atalanta di Gasperini è diversa rispetto a quando ci giocavo io anche perché lottava per obiettivi diversi anche se noi poi eravamo riusciti ad arrivare in finale di Coppa Italia. Gasperini, dal suo arrivo a Bergamo, ha fatto un bellissimo lavoro e a lui vanno i complimenti. Nonostante siano cambiati diversi giocatori negli anni, la squadra ha continuato a giocare bene e a lottare per posizioni importanti di classifica, non dico per il campionato ma per la Champions League o l’Europa League. Per me l’Atalanta è una delle squadre che propone il miglior gioco in Italia”.

Domenica ci sarà la sfida tra Cagliari e Atalanta alla Domus, obiettivi diversi ma stesso bisogno di conquistare i tre punti. Che gara si aspetta?

“Per il Cagliari sarà una partita dura. Avrà di fronte una bella squadra che magari sarà – speriamo – distratta visto che giocherà oggi (3 aprile n.d.r.) in semifinale di Coppa Italia contro la Fiorentina. Magari faranno turnover in vista di domenica. Alla Domus sarà una gara difficile, di quelle in cui devi fare pochi errori perché se no puoi pagarli a caro prezzo contro un’Atalanta che gioca sempre bene e al massimo e che è sempre concentrata. Ho però fiducia nel Cagliari e credo che possa portare a casa qualche punto da questa partita”.

Già dall’inizio della stagione, Ranieri aveva detto che per ottenere la salvezza sarebbe stato necessario lottare fino all’ultimo minuto dell’ultima giornata. Come vede la lotta per non retrocedere visto l’equilibrio che si presenta a sette giornate dalla fine del campionato?

“Ranieri ha ragione e sa quello che dice, anche perché è uno degli allenatori con maggiore esperienza della Serie A. Nella lotta salvezza probabilmente ci sono due squadre che rischiano davvero di retrocedere (si riferisce a Salernitana e Sassuolo n.d.r.) mentre per il terzultimo posto nulla è ancora deciso. Il Cagliari mi sembra sia messo bene, soprattutto se continuerà a fare punti e ad avere costanza nel gioco. Nel corso del campionato al Cagliari sono mancati i gol però credo che la squadra sia forte e ha la tifoseria dietro che spinge, il che è molto importante. Alla fine penso che il Cagliari si salverà però sarà dura fino alla fine”.

Diversi interpreti e caratteristiche diverse sono gli elementi del centrocampo del Cagliari che però sta avendo un momento di flessione nelle ultime uscite. Qual è la sua opinione a proposito e secondo lei al reparto manca un giocatore ‘alla Herrera’?

“Il calcio oggi è cambiato, non so se questo sia un bene o un male (ironizza n.d.r.). Le squadre cercano probabilmente centrocampisti con altre caratteristiche. Il centrocampo del Cagliari, quando c’ero io, aveva me, Bisoli e altri. Probabilmente oggi avrebbe delle difficoltà nel trovare un allenatore che cerca dei giocatori con quelle caratteristiche”. 

Nel corso degli anni sono passati tanti giocatori uruguaiani in Sardegna. Attualmente nella rosa rossoblù c’è un unico superstite della Celeste ovvero Nahitan Nández. Come valuta la stagione dell’ex Boca Juniors e secondo lei quale sarà il suo futuro visto il contratto in scadenza in estate?

“Nández è uno di quei giocatori che non molla mai, che piace al tifoso del Cagliari e che lotta su ogni palla come se fosse l’ultima, come ha fatto ad esempio domenica contro il Verona. Credo che la sua stagione sia stata buona, forse non la migliore ma in cui ha comunque giocato bene. Conosco bene Nahitan e so quanto lo voglia la tifoseria del Cagliari. Il futuro di Nández? È una cosa che devono decidere il presidente Giulini, il procuratore (Bentancur n.d.r.) e lo stesso Nández. Speriamo che rimanga e che possa finire la sua carriera a Cagliari”.

La Sardegna le ha dato tanto negli anni da calciatore. Ha in programma di tornarci? Ha avuto modo di sentire Ranieri nell’ultimo anno e mezzo?

“Sono tornato molto spesso in Sardegna. Quest’anno un po’ meno per via del lavoro e per altre cose. Tuttavia mi piace sempre tornare perché è come se fosse casa mia. Mi sento ancora con i compagni di squadra che ho avuto al Cagliari e loro mi fanno sentire davvero a casa. Mi piace sempre ritornare in Sardegna e lo farò finché sarà possibile. Ranieri? L’ho visto quando è iniziato il campionato. Ogni tanto gli invio qualche messaggio su Whatsapp, lui mi risponde e come sempre è molto gentile. Con il mister ho un rapporto molto buono e lo ringrazio ancora oggi per avermi scelto al Cagliari. Ranieri mi ha fatto sentire davvero bene in rossoblù. Nei momenti più difficili della mia carriera da calciatore mi ha insegnato tante cose, ha sempre avuto una buona parola nel lavoro e mi ha fatto crescere come giocatore e come uomo. Ranieri è stato probabilmente l’allenatore più importante della mia carriera”.

Fabio Loi

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