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Cagliari, il pareggio contro il Napoli restituisce speranza e voglia di lottare

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Si può misurare un’emozione? Probabilmente non con un metro di giudizio certo e universale, ma se chiedete a un qualsiasi tifoso del Cagliari di conteggiare la speranza con ogni probabilità vi farà vedere una foto di Claudio Ranieri. Non un’immagine qualsiasi del tecnico romano, ma il fotogramma che lo vede liberarsi di ansie, rabbia e paure dopo l’1-1 di Zito Luvumbo all’ultimo secondo nell’ultimo turno di Serie A in casa contro il Napoli. Un Ranieri che dalla mossa definita “elettroshock” delle dimissioni date e poi revocate, in seguito a un colloquio con il suo spogliatoio che gli ha confermato la piena fiducia, era sembrato aver perso un po’ di quella sana luce di continua fiducia nel futuro negli occhi. Luce che ne aveva caratterizzato lo sguardo nella risalita della passata stagione dalla B alla A e nell’inizio di questo campionato. Dopo il brodino di Udine – per citare lo stesso Ranieri – ecco un altro 1-1, ma stavolta con un peso specifico differente. Ed ecco Ranieri tornate nuovamente Ranieri, per guasconeria e voglia, sia in campo durante la partita che in sala stampa al triplice fischio. Un indizio che, seppur la salita resti complicata, indica come l’allenatore romano non abbia alcuna intenzione di mollare la bicicletta.

Momento
Contro il Napoli, dopo settimane di critiche e di accuse su formazione e sostituzioni, va dato il merito a Ranieri di aver imbrigliato alla grande i ragazzi allenati da Calzona. Che non sarà il vero Napoli, va bene, ma che resta una squadra che per singoli e gioco palla al piede continua a far paura. Specie se ti chiami Cagliari e hai fatto pochissimi punti contro le prime della generale in questa stagione. Una gabbia su Kvaratskhelia e una costante marcatura a uomo su Osimhen, un Nandez tirato a lucido nel ruolo di terzino a tutto campo, più la conferma di Jankto a fare da pendolo (parso finalmente in crescita). Tutte scelte di Ranieri che hanno ripagato, anche se il gol è arrivato solo nel finale grazie a Luvumbo e a una dormita colossale di Juan Jesus. Il Cagliari contro il Napoli ha giocato alla pari, ha meritato il pareggio e se avesse vinto nessuno avrebbe avuto più di tanto da dire. Vero, gli azzurri dell’ex Francesco Calzona, in Sardegna con Eusebio Di Francesco nel 2020, hanno avuto e sprecato almeno un paio di chance del ko, ma finalmente i rossoblù hanno dimostrato di esserci a livello caratteriale. E i 12 punti da situazione di svantaggio, nessuna squadra ha fatto meglio nel campionato in corso, sono una conferma in questo senso. Il Cagliari è anche la squadra che in questa Serie A ha conquistato più punti con gol segnati dal 90′ minuto in avanti (sette). Insomma, il malato resta malato ma questa squadra sembra non voler morire mai.

Colpo su colpo
A livello mentale la sconfitta contro il Napoli rischiava di essere una mazzata, specie per il mese che attende il Cagliari. Si comincia con la trasferta di Empoli, una settimana dopo la Salernitana alla Unipol Domus, prima della pausa per le nazionali il Monza in Brianza e a inizio aprile ancora uno scontro diretto in Sardegna contro il Verona. Quattro partite da non sbagliare e stavolta non è solo un modo di dire. Lanciare la volata verso questo tipo di gare con il pareggio al cardiopalma contro il Napoli è tutto un altro vivere rispetto alla solita settimana di rimpianti (con i gol avversari che arrivano quasi sempre per degli errori in gestione di palla o per mancata attenzione). Da Jankto agli occhi da battaglia di Ranieri, dal ritorno al gol di Luvumbo alle conferme difensive con l’aggiunta di Nandez terzino. I messaggi incoraggianti invece post Napoli ci sono e vanno colti per quel che sono: linfa vitale per uno spogliatoio che deve aggrapparsi a tutto per non perdere la categoria. Servirà sicuramente il carattere visto contro i partenopei per compiere l’ennesima impresa. L’unica nota veramente stonata della domenica rossoblù è l’infortunio capitato a Pavoletti. La distorsione alla caviglia sembra grave e il gesto del giocatore al momento di lasciare la Unipol Domus dopo l’infortunio fa temere al peggio in attesa di nuovi esami. Umanamente e calcisticamente è un episodio che fa male.

Roberto Pinna

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