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Le Pagelle di Cagliari-Torino: lo specchio tradisce Ranieri, Viola non solo il gol

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I nostri giudizi sul Cagliari che ha perso per 1-2 contro il Torino nell’anticipo del 22° turno della Serie A.

Scuffet 7: vero, sul tiro dello 0-2 di Ricci non è perfetto, tutt’altro. Però il raddoppio granata arriva dopo che il friulano aveva ritardato il gol con interventi prodigiosi. Contro avversari – Sanabria e Zapata – e contro il fuoco amico rappresentato da Wieteska. Tiene aperta la partita su Lazaro, tanto per gradire. Un errore, quattro salvataggi decisivi, tre palloni da raccogliere.

Wieteska 4,5: primo tempo da incubo, Zapata lo sceglie come target e non sbaglia. Sovrastato in ogni occasione, la ciliegina su una torta mal fatta è il tunnel subito con scivolata successiva da Ricci, senza dimenticare il tentativo di autogol che solo Scuffet evita si trasformi in realtà. La ripresa non cambia di tanto, il colombiano giganteggia e lui, pur se più solido, non riesce a contenerlo. Passo indietro deciso.

Dossena 6: prova a cucire i buchi dei suoi compagni come un libero vecchio stampo, non ci riesce mai con Bellanova mentre resta l’unico in grado di limitare un minimo Zapata. Nel complesso merita la sufficienza nonostante tutto, a maggior ragione vista la serata dei compagni.

Hatzidiakos 5: non riesce a fare da aiutante ad Azzi sulle scorribande di Bellanova, a questo aggiunge difficoltà evidenti sia su Sanabria sia le rare volte che Zapata passa dalle sue parti. Soprattutto Vlasic però lo fa penare, alla fine pur se senza errori grossolani come il collega sul lato opposto, esce dopo 45 minuti complicati.
Dal 46′ Viola 7: cambia lo spirito offensivo della partita, ma soprattutto ribalta la cifra tecnica della sua squadra. Il gol è una perla, ma è la voglia di svariare da 10 che andrebbe colta da Ranieri per il prossimo futuro. Dopo un periodo di appannamento, ma più per sacrificio che per reale flessione. Torna da arma in corsa, meno responsabilità difensive e si vede.

Zappa 5,5: ci mette il cuore ma non basta. Lazaro lo stuzzica spesso con successo, lui non molla mai nonostante i limiti fisici rispetto all’avversario. È uno dei simboli di quanto non basti il solo cuore, difficile dare un parere positivo alla sua gara, ma non è stato nemmeno tra i peggiori.

Sulemana 6: voto per soli 6 minuti? Sì, perché in fondo è la chiave della sconfitta tattica su tutta la linea del primo tempo. Entra con lo spirito giusto e la pressione del Cagliari, per pochi minuti, funziona. Esce lui e il banco salta, si rincorre senza mai recuperare. Un caso? Forse sì, o forse no.
Dall’11’ Prati 5,5: l’impatto è di quelli che fanno mettere le mani nei capelli. Non per qualità, ma per timidezza e assenza dal gioco. Non verticalizza, quasi impaurito dalla gara di Frosinone, non lotta, non filtra, sbaglia tutto lo sbagliabile. Cresce come regista basso nella mediana a tre, una ripresa più di sostanza e anche di qualche spunto. Nulla di trascendentale, ma almeno non frana.

Makoumbou 6: tra i più positivi perché almeno ci prova. Magari peccando di eccessiva eleganza, ma tra una cosa e l’altra almeno uno spunto lo fa vedere. Soffre anche perché lasciato a lungo solo dai compagni, unico a tenere botta in mezzo. Nella ripresa potrebbe osare di più, ma pur non demeritando non brilla per presa di responsabilità.

Azzi 5: Bellanova sembra una Ferrari di fronte a una panda 4×4. La prima sfreccia che è un piacere, l’altra prova a superare gli ostacoli senza però che ci possa essere partita. Se poi si aggiunge che non attacca quasi mai, il piatto di una prestazione decisamente in apnea è completo.
Dal 71′ Augello 5,5: qualche pallone buttato dentro, tanta fatica nel rincorrere gli avversari quando la squadra si sbilancia, praticamente nessun impatto nell’assalto finale.

Nández 6: si danna l’anima, sembra sentire che la serata sia più speciale delle altre e per davvero. Esagera un po’ come tutti nelle rincorse senza costrutto del primo tempo, sbattendo peraltro più volte su Zapata. Resta però uno che non alza mai bandiera bianca, trovando anche il modo di servire Petagna senza conseguente assist a tabellino. Esce per provare il tutto per tutto.
Dal 71′ Lapadula 5: ci prova, tanta lotta e tanto casino per trovare la zampata, con le buone o con le cattive. Ma, alla fine, resta l’amaro in bocca per il 2-2 fallito all’ultimo, un dettaglio non da poco e non da lui.

Jankto 5: se la distanza tra essere eroe ed essere sul banco degli imputati è pari al numero di occasioni sbagliate, vuoi per sfortuna o vuoi per imprecisione. Sono cinque quelle totali, dal colpo di testa a porta sguarnita alla doppia davanti a Savic, passando per un tiro centrale – ma lì poche colpe – e un assist mancato. Si potrebbe dire che però si fa trovare nel posto giusto, ma conta poco se poi non converti in gol nessuna delle chance.
Dal 46′ Pavoletti 5,5: ci prova di testa, fiacco, Ci prova di piede, prima Linetty e poi l’imprecisione non regalano l’urlo. Ci prova anche con tante sbracciate, ma alla fine non riesce a essere ancora uomo delle rimonte. Sacrificio e impegno ci sono tutti, ma non bastano almeno oggi.

Petagna 5: un primo tempo solo soletto, zero occasioni, tanto lavoro sporco, un quasi assist a Jankto, qualche incespicata sul pallone. Ripresa più o meno sulla stessa falsariga, con un destro che avrebbe meritato miglior sorte – o tecnica. Alla fine il tabellino parla di poche occasioni, di nuovo zero gol e nemmeno quel lavoro tattico utile causa lontananza estrema dei compagni. Rimandato.

Ranieri 5: nulla da dire sull’impegno dei suoi ragazzi, non mollano mai e ci provano con tutte le forze. I limiti sono noti, ma a maggior ragione resta inspiegabile il ritorno allo specchio non riuscendo a controbattere Juric sul suo campo preferito. Corsa, seconde palle, intensità: qualità che il Cagliari soffre se portate all’eccesso come nella serata della Unipol Domus. Il 4-3-1-2 della ripresa è apparso molto più utile, giocare dimessi e troppo difensivi non ha portato ancora una volta né a spettacolo né al risultato. Le scelte individuali, poi, con Wieteska e Hatzidiakos nella loro versione nota, qualche dubbio lo lasciano. La salvezza è dura, si sapeva, ma così lo è ancora di più.

Matteo Zizola

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