L’ultimo ballo o the last dance. Non i Chicago Bulls di Phil Jackson e Michael Jordan, ma il Cagliari di Claudio Ranieri e Nahitan Nández. Entrambi hanno salutato a loro modo i tifosi rossoblù alla Unipol Domus nell’ultima sfida contro la Fiorentina, uno per festeggiare la chiusura di un cerchio lungo 33 anni, l’altro per una promessa mantenuta dopo la retrocessione di Venezia. La promozione di Bari e la salvezza contro il Sassuolo gli ultimi due capitoli nella ormai sua Sardegna.
Leone nel deserto
Un abbraccio con la curva, il sapore dell’addio definitivo al club ma non alla Sardegna. Negli ultimi giorni alcune notizie hanno messo nebbia a coprire la realtà. Nández con un contratto firmato con la Roma, parametro zero vista la scadenza dell’accordo quinquennale con il Cagliari e un triennale pronto e già nero su bianco. Niente di più lontano dalla realtà, perché il León non raggiungerà l’amico Daniele De Rossi nella Capitale. Pur andando comunque a vestire giallorosso, seppur non della maglia dei capitolini. Quell’accordo sulla parola con i sauditi dell’Al Qadisiah, come anticipato negli ultimi giorni, è passato ai fatti: cifre alte, altissime, come da copione quando si tratta del Paese mediorientale che ha accolto nel tempo i vari Cristiano Ronaldo, Karim Benzema e non solo. Il club, neopromosso nella Saudi League dopo aver dominato la First Division, sarà la nuova casa di Nández che ha firmato un accordo triennale con la squadra allenata dallo spagnolo Míchel. L’Al Qadisiah, di proprietà del colosso petrolifero governativo Aramco, ha così sbaragliato la concorrenza italiana grazie a un’offerta economica irraggiungibile per qualunque altra società e con la quale ha sciolto definitivamente i dubbi del León. Battendo anche il tentativo precedente dell’Al Ittihad, che sembrava in vantaggio a inizio anno quando l’ex River Plate Marcelo Gallardo aveva fatto il nome di Nández per rinforzare la rosa. Ma l’addio del tecnico argentino, che non è stato confermato pet la prossima stagione, ha aperto le porte all’Al Qadisiah. Per l’Isola ci sarà tempo, come affermato dallo stesso giocatore, nonostante quella bandiera con i quattro mori sfoggiata assieme ai tre alfieri sardi Deiola, Mancosu e Aresti dopo la vittoria di Reggio Emilia contro il Sassuolo e con il lungo abbraccio con la curva a confermare un affetto reciproco. Ora la nuova sfida, direzione Medio Oriente e non Serie A, con un futuro non da avversario del Cagliari.
Matteo Zizola