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Dinamo Sassari | Saliscendi e potenzialità: per puntare ai playoff serve un’altra testa

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Salita e discesa sono due concetti che sembrano più vicini al ciclismo che alla pallacanestro. Capita invece sul parquet che una partita prenda diversi volti, che scollinamenti e pendii si presentino nei 40’ che si giocano e in alcuni frangenti di un tour. Quando questo diventa una condizione continua, senza che ci sia mai un tratto pianeggiante tra una tappa e l’altra di una stagione, la situazione finisce però per diventare snervante. La Dinamo Sassari sul campo di Tortona ha vissuto di sali e scendi: è restata in gara, ha fatto il suo rimettendo nei primi 20’ quell’aggressività vista già contro Cremona, ma dopo l’intervallo ha bucato, con un foro che a poco a poco ha sgonfiato intenzioni e desideri fino a un 79-62 finale che ha nuovamente sottolineato le difficoltà mentali di un gruppo che dopo la pausa non avrà più attenuanti.

Dettagli

Quello sostenuto a Tortona è stato un esame in cui la Dinamo ha risposto bene alle prime due domande a risposta aperta, ma ha scritto solo poche righe nelle altre due, quelle necessarie per dare l’impressione di aver studiato tutti i capitoli necessari per passare il test. Anche perché quando si è resa conto di essere in difficoltà si è lasciata spaventare dai fantasmi del proprio passato. “Siamo andati sul -7 poi è arrivata una tripla di Baldasso su una nostra persa e abbiamo avuto un crollo mentale, una situazione che non riusciamo a cambiare”, ha detto il coach Nenad Markovic a fine partita. Crollo mentale che ha cominciato a delinearsi in un terzo periodo in cui Sassari era già arrivata con 11 perse sulle spalle e in cui due palle perse consecutive per infrazione di 24” hanno sottolineato la mancanza di alternative nel creare a giochi rotti e non solo. La crescita in difesa di Tortona ha influenzato l’andamento del secondo tempo, ma Sassari è parsa andare sui binari sbagliati già noti, quelli che portano a un extra-sforzo per rimediare ai propri errori e che poi quando manca una stazione per arrivare a destinazione si interrompono bruscamente. Ѐ successo sul -2 sul 52-50, quando in meno di un minuto ha fallito dalla lunetta i liberi del pari con Diop e ha subito un parziale di 7-0 che ha spezzato l’inerzia della gara. Ma anche sul -7 come raccontato sul proprio coach a più di 8’ dal termine, con Cappelletti che ha perso la palla che ha portato al 62-52 avversario e l’antisportivo di McKinnie che ha portato all’allargamento del divario. Dettagli dentro la gara che finiscono per far considerare solo gli aspetti negativi – dalle 19 perse totali alle difficoltà nei possessi offensivi evidenziati anche dagli 11 assist racimolati – di una sfida in cui a tratti Sassari ha invece mostrato di poter mettere le mani addosso in difesa con un certo profitto e di poter tenere aperta la gara.

Lavoro

La pausa lunga in arrivo lascerà il tempo per il riposo ma anche per riflessioni e lavoro in palestra. Sarà per Markovic il periodo in cui potrà cercare di imprimere la sua idea di pallacanestro alla squadra. Un periodo da sfruttare nel migliore dei modi per ogni tipo di scelta, perché poi il calendario presenterà pochi sconti: il 3 marzo si riprenderà infatti con Bologna, poi ci saranno le sfide con Venezia, Brescia e Trento. Dopo tre partite dal cambio in panchina i maggiori problemi già vissuti durante la gestione Bucchi sono rimasti. Ancor di più in trasferta, perché nei 40’ la squadra ha mostrato il suo difficile rapporto con la continuità. Un passo avanti a livello di aggressività si è notato in difesa, ma servirà di più per lottare per i playoff e non farsi risucchiare nella lotta nelle zone basse della classifica. La prima missione per Markovic sarà di tipo collettivo, perché il primo problema resta sul piano dell’intero roster ed è di tipo più psicologico che di gioco. Con il lavoro che potrebbe essere facilitato da chi, come Charalampopoulos, sembra aver appreso la lezione. Subito dopo l’obiettivo dovrà essere quello di creare le condizioni perché in attacco Sassari sappia creare i presupposti per sfruttare le proprie potenzialità sul piano corale, poi su quello singolo. In primis, andrà aggiustata la questione Tyree, per non rischiare che l’ex Ostenda si senta un corpo estraneo dentro una squadra che invece non può permettersi di fare a meno o quasi del suo giocatore con più punti nelle mani. Bastone e carota serviranno al coach dei sassaresi, perché oltre alla comprensione da parte del tecnico servirà quella della guardia statunitense, che dovrà essere capace di limitare i palleggi e tornare a essere concreto. Un modus operandi che servirà anche per provare a far crescere nuovamente Gombauld, troppo evanescente e timido nelle ultime uscite.

Matteo Cardia

 
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