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Momento difficile per i rossoblù di Maran. Come migliorare?

Non c’era bisogno dell’Atalanta per scoprire i mali del Cagliari che già nella parte finale del 2018 aveva palesato una pericolosa involuzione. Gli orobici, però, hanno sottolineato quelle mancanze che Rolando Maran, il suo gruppo e la società (in sede di calciomercato) dovranno guarire in fretta, pena il ritorno ad antiche sofferenze.

Di antico, per ora, c’è un Cagliari piatto e mediocre che – al cospetto di una squadra molto più forte e organizzata, va precisato – si è confermato incapace di inventare, cambiare passo, pungere. Una squadra monolitica dal punto di vista difensivo, crollata anche da questo punto di vista con il blackout atletico all’ora di gioco. Una squadra che, però, non ha uomini e idee per variare spartito in fase offensiva. Il solo Pavoletti, che ancora tribola per i guai fisici, non può bastare per dare pericolosità (con i gol e il suo lavoro pesante) in un parco attaccanti-mezzali troppo povero negli ultimi trenta metri.

Il Cagliari è una squadra che tiene il pallone, lo fa girare, ma stringi stringi fatica a tirare in porta. E, ancora, a saltare l’uomo o prendere alla sprovvista l’avversario, il quale, studiati a dovere i rossoblù, ha la possibilità di attaccare con molti uomini fino a sfondare. Lo ha fatto l’Atalanta, lo avevano fatto Lazio e Udinese, per rimanere alle ultime, scialbe recite.

Mancano esterni in grado di arrivare al cross con ritmo e qualità, il solo Barella (in fisiologico calo) non può cantare e portare la croce, oltre che il pallone in zona calda. E se Pavoletti manca o esce anzitempo ecco che davanti si palesa il nulla più assoluto. Un po’ perché di palloni ne arrivano col contagocce e spesso in modo raffazzonato, un po’ perché i Joao Pedro, i Farias, i Sau e Cerri difettano di personalità e spunto.

L’involuzione è evidente, e ciò che preoccupa è una squadra che – dall’infortunio di Castro (sarà solo per quello?) – peggiora anziché progredire. Il calciomercato, in tal senso, può aiutare, se fatto con coraggio. Servirebbe una spalla per Barella, mentre Nandez (nome del quale, peraltro, si parla solo in Sudamerica) sarebbe un’alternativa al sardo, che prima di giugno non lascerà la casa madre. Servirebbe pepe sulla fascia, difficilmente garantito dalla staffetta di anziani Peluso-Padoin, ove dovesse arrivare il difensore ora al Sassuolo. Servirebbe un attaccante con i gol nei piedi e la capacità di cucire il gioco, dando rapidità. Un monito lanciato nelle precedenti tre sessioni di calciomercato. Senza che nulla sia accaduto. Sarà la volta buona?

Fabio Frongia