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L’ennesima vittima di una passione irrefrenabile quella del ciclismo che anima diversi amici e il sottoscritto, spinti da quella voglia di libertà che solo una pedalata ti sa regalare.

Ciclista amatoriale travolto e ucciso da un’auto durante un’uscita. Quante notizie leggiamo di questo tipo? Tante, troppe: basta aprire un giornale, ascoltare un TG locale o aprire una testata web, news così sono all’ordine del giorno. Ci abbiamo quasi fatto l’abitudine. Oggi è arrivata un’altra croce sulle strade sarde: Gianni Fois un 58enne di Oristano, agente di Polizia di Stato, è stato investito da un’auto nel tratto che collega Palmas Arborea alla borgata agricola di Tiria. Nonostante i pronti soccorsi, anche dell’automobilista coinvolto, non c’è stato nulla da fare per lui. Una di quelle notizie che purtroppo sono all’ordine del giorno.

Stavolta però a livello personale è un boccone terribilmente amaro da digerire. Sì perché, anche se non lo conoscevo direttamente, consideravo Gianni un amico: non passava giorno senza un suo messaggio nel cellulare di mio padre e ne approfittavo talvolta per chiedere dei consigli da “ciclista” neofita (sì l’uso delle virgolette è adeguato) a un amatore navigato e appassionato delle due ruote come lui. Non esitava a dire la sua, nemmeno a darti un semplice Kudos su Strava, un piccolo incoraggiamento virtuale a uno piantato come me. Fino a una domenica di maggio, quando la notizia è arrivata a casa gelando una mattinata tranquillissima di una giornata come tante ai tempi del covid-19.

Gianni non c’è più, ha raggiunto il gruppetto degli altri ciclisti che hanno pagato con la vita la loro passione a causa della disattenzione, della velocità o della semplice mancanza di rispetto dell’automobilista di turno. Ci abbiamo fatto il callo con questi episodi, quasi fossero normali, ma vi sembra normale tutto ciò? Vi sembra normale che un semplice ciclista pensi anche solo per un momento di uscire di casa per l’ultima volta? Vi sembra normale vivere attimi di paura in bici sentendo alle vostre spalle un’auto arrivare con, per usare un eufemismo, un’andatura molto allegra? Vi sembra normale beccarvi le strombazzate e gli insulti di qualche autista? Vi sembra normale essere costretti a un zigzagare continuo per evitare buche, lo “sporco” e talvolta la spazzatura sulla strada? Qualcosa prima o poi dovrà cambiare, ma intanto ora siamo costretti a salutare uno di noi. Uno che semplicemente voleva macinare chilometri in compagnia, un marito, un padre, un figlio. Pensateci la prossima volta che incontrate un ciclista per la strada.

Matteo Porcu

 

TAG:  Attualità
 
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