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L’incontro a Villa Devoto tra il governatore Solinas, l’assessore Chessa e la delegazione capeggiata da Flavio Briatore ha fatto discutere.

Briatore torna ad abbracciare il Presidente Solinas, stavolta assieme ad altri due Very Important Person di tutto rispetto. Uno è figlio d’arte, Alessandro Moggi, 47 anni. Basta una mezz’ora in fila nella sala d’aspetto di qualsiasi studio medico per trovare la sua faccia sulle migliori rivisti di gossip del bel paese. Ex calciatore, ex indagato, ex della d’Amico, ex della ex di CR7. Ex aspirante suicida (parole sue) dopo lo tsunami calciopoli che sconvolse (?) babbo Luciano. L’altro uomo che rilancerà il turismo in Sardegna si chiama Lucio Presta. Classe 1960, è un agente dello spettacolo italiano. Detiene la quota di maggioranza dell’agenzia Arcobaleno Tre che assiste vari VIPS tra cui Morandi, Benigni e Amadeus. Tutti volti noti dello spettacolo, per carità.

Ma la Sardegna che c’azzecca? Nel 2016 fu meteora nel mondo della politica, ritirandosi dalle elezioni comunali di Cosenza dove aveva trovato appoggio del PD. Le conoscenze nell’ambiente, però, quelle rimangono: è la sua agenzia di spettacolo a regalarci il volto dell’ex premier Renzi sul canale NOVE mentre presenta l’imperdibile FIRENZE SECONDO ME. Potevamo mica farne a meno? Speriamo che le sue idee sul turismo in Sardegna siano più interessanti. Briatore si presenta da solo, anche perché se lo presenti, sei fuori (semicit.). Per carità, Porto Cervo è pur sempre in Sardegna, almeno territorialmente, ma di fatto il modello turistico proposto per la Costa Smeralda è un universo parallelo rispetto al resto dell’Isola. Portare tutta la Sardegna a standard turistici così elevati semplicemente sarebbe impossibile.

Sicuramente controproducente per lo stesso Briatore, che sarebbe costretto ad aprire una filiale del Billionaire pure a Perdaxius (non ce ne vogliano gli amici sulcitani). Il discorso è questo: se il modello turistico da proporre è quello ultramiliardario di Briatore, i sardi saranno sempre condannati a fare i camerieri, lavorando stagionalmente e vivendo di assistenzialismo. Un cane che si morde la coda. Proporre un’alternativa concreta, ora come ora, sembra utopia. Almeno con questa classe dirigente che sceglie deliberatamente l’immagine (e che immagine!) alla sostanza. Del resto, di questi tempi, l’apparenza è quello che conta davvero. Ma allora almeno nella foto non si potevano disporre meglio? Innanzitutto grazie per la domanda, direbbe qualcuno. Si salvi chi può!

Enrico Zanda

 
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