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Stefano Gentile e Chris Dowe esultano dopo un canestro durante Dinamo Sassari-Pesaro | Foto Luigi Canu

Dinamo Sassari | Oltre i numeri c’è di più: con Pesaro la vittoria della mentalità

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Risposte. Erano quelle che cercava la Dinamo Sassari di Piero Bucchi dopo un nuovo stop quasi inaspettato in una Napoli diventata campo difficile per tutti e in cui l’assenza di Gerald Robinson sembrava essere un nuovo macigno caduto sulla strada verso la definitiva continuità dei biancoblù in LBA. E risposte alla fine sono comunque arrivate, in una maniera probabilmente anche inaspettata per l’avversario che Bendzius e compagni avevano di fronte, quella Pesaro tornata nei piani alti della graduatoria grazie a un basket divertente e votato all’attacco. Qualcosa che però Sassari non ha fatto mai venir fuori, in una serata che ha portato dritti verso il 110-74 finale e all’ottava vittoria stagionale.

Attenzione

La presenza di Robinson nella prima parte di riscaldamento aveva illuso più di qualche presente al Palazzetto. L’ex Chemnitz però ha dovuto alzare ancora una volta bandiera bianca a causa del problema muscolare riportato durante la partita vinta contro Brindisi dello scorso 15 gennaio. Così Bucchi ha di nuovo mandato sul parquet il backcourt composto da Dowe e Kruslin, senza altre modifiche all’ormai consueto quintetto base. I primi cinque uomini scelti dal coach bolognese hanno indirizzato di fatto da subito la gara. Non sotto l’aspetto di percentuali già più che ottime nei primi 10’, ma per quanto riguarda l’aggressività messa in campo. La forza perimetrale di Pesaro è stata sin dal primo momento messa alla prova dalla difesa sassarese, che ha spesso rischiato forte l’anticipo sull’arco, con Kruslin su Abdur-Rakhman a fare lo sforzo maggiore. Solo Kravic, Toté e Cheatham hanno posto qualche grattacapo inizialmente a una Sassari che però non ha guardato mai gli specchietti per paura di un ritorno avversario prendendo il largo sin dalla prima metà di partita, in cui il protagonismo è stato anche quello della panchina. Con i nuovi problemi di falli di Jones e la mancanza di Robinson, dalla panca sono usciti anche Chessa e Raspino, due dei giocatori meno utilizzati in stagione ma che ancora una volta hanno risposto prontamente, insieme a un Gentile che sta tornando a essere il giocatore che fa di scaltrezza e malizia alcune delle sue armi principali.

Mentalità

Centodieci punti contro i soli settantaquattro avversari, appena trentasei concessi nei primi 20’ contro i sessantuno segnati. Oltre il 70% dall’arco a fine gara, 24 assist e una presenza importante a rimbalzo (33-26). I numeri come al solito potrebbero spiegare la gara. Ancora prima di questi e delle prove individuali di alcuni elementi, il lavoro più evidente sembra essere stato fatto durante la settimana. Perché la problematica principale poteva essere quella dell’approccio mentale, dopo una sconfitta scomoda come quella di Napoli e contro un’avversaria con una buone dose di fiducia. Invece è arrivata una replica da squadra esperta. Il segnale è arrivato dalle facce dei giocatori, prima che dalle statistiche finali. Che probabilmente testimoniano la serata della maturità di Dowe, che ha chiuso con 22 punti, 5 assist, 5 rimbalzi e 29 di valutazione, la solidità di Kruslin e di Bendzius e ancora una volta l’affidabilità di un Jones – 19 punti in 17 minuti – che non è crollato neanche di fronte a un rapporto non semplice con la terna arbitrale. Per dirla con le parole di coach Piero Bucchi al termine della gara (qui le dichiarazioni complete), quella contro Pesaro è stata la partita che ogni allenatore vorrebbe vedere. Una gara da cui la Dinamo dovrà trarre ancora maggiori consapevolezze su un campionato che può regalare tutto o niente e che ora vede i biancoblù nel gruppone a 16 punti insieme a Venezia – ottava – e una rivitalizzata Trieste. “Noi dobbiamo capire che non potremo mai abbassare la guardia da qui a fine stagione”. È l’avvertimento ma anche uno stimolo lanciato da Bucchi ai suoi. Un leitmotiv da seguire in vista di tre match delicati sulla strada verso i playoff contro Trento, Brescia e Venezia, con le ultime due sfide in cui Sassari dovrà provare a ribaltare i risultati dell’andata.

Matteo Cardia

 
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