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Brexit, the Final Countdown

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Un approfondimento sull’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, ora diventata ufficiale.

Il 26 maggio del 1986 la rock band svedese Europe pubblica quello che diventerà il suo più grande successo: “The final countdown”. Nello stesso giorno sui quotidiani d’Oltremanica compare la notizia: “La Gran Bretagna verrà portata in tribunale dalla Comunità europea per il mancato rispetto della direttiva che assicura la pulizia delle sue 630 spiagge balneabili”. È solo l’ennesima puntata del braccio di ferro che impegna Londra e Bruxelles dal 1° gennaio 1973 – data d’ingresso del Regno Unito nella CEE – e che terminerà soltanto nel 2020, più correttamente il 31 gennaio. Oggi.

Oggi, ad attendere con trepidazione il “final countdown” che allo scoccare della mezzanotte chiuderà la turbolenta vicenda Brexit sono gli anti-Europe. Il 52% dei britannici, all’indomani del referendum del 23 giugno del 2016 che aprì la prima breccia. Probabilmente molti meno oggi, dopo 1315 giorni di estenuanti trattative e frenate più o meno brusche dell’economia. Ma tant’è. Dopo 47 burrascosi anni di matrimonio, Gran Bretagna ed Europa ufficializzano un divorzio consensuale solo sulla carta. Un divorzio le cui condizioni sono ancora tutte da scrivere – la scadenza è fissata al 31 dicembre – e che secondo le stime di Bloomberg sta già costando a Londra 200 miliardi di sterline, l’equivalente di quanto versato dai sudditi di Sua Maestà all’Europa in quasi mezzo secolo di affiliazione. Altro che lo sferzante “I want my money back” pronunciato da Margareth Thatcher a Fontainbleau nel giugno dell’84.

Cui prodest?, direbbero allora i latini: a chi giova questa separazione? Certo non ai britannici, che in Europa esportano il 45% delle proprie merci e che nel solo 2020 potrebbero vedere il proprio Pil precipitare di 3,3 punti percentuali (dati OCSE). Tantomeno ai 3,6 milioni di europei residenti nel Regno Unito (700 mila gli italiani), che si preparano a veder lievitare le spese sanitarie e universitarie in attesa di un nuovo accordo commerciale tra Londra e i 27.

Chi sarà allora il vero beneficiario di questo tardivo rigurgito sciovinista in stile Rule Britannia? Ci penserà la Storia, forse, a fornire una risposta. Intanto la mezzanotte si fa sempre più vicina, e non ci sarà nessun Big Ben a scandirne i rintocchi.

Angelo Ciardullo

TAG:  Politica
 
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