Il commento di Nino Nonnis alla partita del Cagliari contro la Lazio.
Come per il Covid. Il primo controllo che viene fatto è quello della temperatura. Nel calcio il primo controllo è il pressing, la sua intensità, sia che sia corto o lungo. Però dobbiamo verificarlo in campo, a cose avvenute. Rastelli non lo praticava, ancora non si usava.
La scorsa partita e questa sono servite da spiegazione della teoria. Appena aumenti l’intensità la squadra avversaria ne sconta il disagio, viceversa può agire senza assilli, senza palleggi affrettati, e non fa capolino l’imprecisione, che determina ripartenze. In più abbiamo evidenziato carenze sull’esterno. Zenga aveva rinforzato la difesa schierandola spesso a cinque e non subiva scompensi vistosi sulle fasce, dove l’azione della Lazio ha trovato agevoli spazi. Siamo stati soverchiati anche sul piano fisico, quasi prepotente, della Lazio.
Simeone non è centravanti che faccia risalire la squadra, è un furetto d’area, anche se ieri ha sbagliato tana. Zappa mi è sembrato tonico, Marin mi è sembrato Caligara, mi è mancato Ionita, con lui mi spiegavo tante cose.
Il secondo gol è stata una disavventura di Faragò, ma anche in un altro contropiede ho visto Nandez fare da ultimo uomo. Joao il suo tiro gol lo ha fatto, l’anno scorso ci ha risolto molte situazioni, così spero quest’anno. Adesso l’Atalanta, che non so come si comporterà contro il 4 – 3 – 3 di Di Francesco.
Nino Nonnis