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#6 | Inaccettabile incuria

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La rubrica che fa riscoprire e valuta la gestione dei luoghi storici di Cagliari e della Sardegna.

Sull’Orientale sarda, in direzione Muravera, al ventesimo chilometro, una svolta sulla destra. Un vecchio cartello stradale sbiadito, un altro improvvisato e ben più visibile (scritto a mano su un cancello) indicano una direzione comune. Si legge “Tomba dei Giganti”.

In questa zona abbiamo la fortuna di avere a portata di mano ben tre siti assolutamente validi. Due di interesse storico e uno naturalistico. Quest’ultimo è il primo rintracciabile, salendo dal bivio appena intrapreso. Dopo un’ulteriore svolta a destra e pochi chilometri di salita, è presente una piazzola di sosta. È inutile cercare cartelli indicativi, perché non se ne trovano. Prendendo un piccolo sentiero a piedi e risalendo il torrente si incontra la cascata San Pietro Paradiso. Il salto d’acqua è modesto, circa sette metri e mezzo, e il laghetto sottostante non supera i dieci metri di diametro. Ma non importa perché nel suo insieme, grazie anche alla folta vegetazione mediterranea, risulta molto piacevole e ci si sente immediatamente immersi nella natura. Un punto ideale per un picnic.

Sulla strada principale e millequattrocento metri più avanti resiste intatta la tomba dei giganti Is Concias. Datata nell’età del bronzo medio, venne scoperta da Enrico Atzeni negli anni Sessanta. Presenta una struttura simile alle altre tombe dei giganti del sud Sardegna, con una “facciata a filari”. Al centro dell’esedra , ampia dieci metri, si trova l’ingresso della camera funeraria lunga otto metri e larga poco più di uno. L’ultimo restauro risale al 1987, e si nota. L’unica indicazione presente è il vecchio cartello all’ingresso del sito, indicante nome del luogo e anno, e poco sotto un invito a rispettare la zona, “Tutti siamo chiamati a vigilare, custodire e a proteggere per ridare un senso al nostro futuro. Pensateci”. Un avviso posto probabilmente dopo gli atti vandalici degli anni scorsi. Uno spunto di riflessione piacevole, ma di sicuro un intervento non sufficiente per la salvaguardia del luogo.

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La situazione attuale parrebbe migliore rispetto al passato, almeno per la scomparsa dei rifiuti. La valorizzazione del sito invece è ancora deficitaria. L’assenza totale di illustrazioni indicanti il ruolo delle Tombe dei Giganti in epoca nuragica dispiace. Sarebbe utile e semplice anche un pannello che spiegasse la presenza del betilo in granito posto in verticale di fianco all’ingresso della tomba. Anche per incuriosire e invitare un qualsiasi visitatore a informarsi di più sull’argomento. Nella parte posteriore del sito si trova un sentiero lungo torrente che porta a una zona ombreggiata da sughere secolari. Un luogo ideale per dimenticare le mancanze organizzative appena riscontrate. Non a caso è stato scelto da molti amanti di discipline spirituali ed esoteriche per la pace che riesce a trasmettere.

L’ultima tappa del tour è a poche decine di metri dalla cima del Monte Cresia. La piana circostante è denominata “dei cavalli” per via dei numerosi equini in piena libertà. Qui si erge il nuraghe Sa Fraigada (la costruzione). Un monotorre, edificato con blocchi granitici, che nasce letteralmente dalla montagna, tanto che ingloba nella propria base gli spuntoni della roccia. L’ingresso si ipotizza ad est, purtroppo non si hanno riscontri, visto il crollo quasi completo della struttura. Nonostante il suo stato decadente troneggia ancora sull’altipiano dei Sette Fratelli. La vista da qui è stupenda e se la giornata è particolarmente tersa si riesce a vedere in lontananza persino Perda Liana. Anche questo sito, come i precedenti manca di segnaletica o in generale di interventi per la sua conservazione. Difficile da credere che questi tre luoghi siano sotto l’egida di comuni diversi (Maracalagonis, Quartucciu, Sinnai) e che usufruiscano della stessa medesima scarsa attenzione data la loro importanza per il nostro territorio.

Enrico Mura

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